Venne al mondo nel buio, come ogni volta.
Venne al mondo nel silenzio, come ogni volta.
Un piccolo alone rossastro lo circondava, cresceva mano a mano che l’energia iniziava a pervaderlo, finché nelle vene non gli scorreva fuoco puro, vivo e sprigionava un bagliore accecante.
Iniziò a distinguere attorno a sé prima delle sagome, poi col crescere della propria luce, delle vere e proprie figure dai colori tenui.
Si erse sulle gracili gambe e, mal fermo, mosse i primi passi.
Voleva conoscere il mondo.
Più camminava più cresceva, più cresceva più aumentava l’energia, più aumentava l’energia più illuminava, più illuminava più voleva vedere, quindi decise di inerpicarsi sulla vetta più alta che trovò. Voleva abbracciare con lo sguardo qualsiasi cosa potesse essere guardata.
A metà della scalata aveva raggiunto l’apice della sua crescita. Emanava talmente tanta luce che gli era possibile distinguere solo le cose in lontananza, sentiva che da lì in poi avrebbe iniziato a decrescere e morire ma desiderava continuare il suo viaggio, ultimarlo.
Ora ad ogni passo sentiva le energie abbandonarlo e la luce con loro, tuttavia quando arrivò in cima era ancora abbastanza luminoso da irradiare tutto il visibile con i suoi raggi. Si sedette e restò a contemplare il paesaggio, convinto che tutto fosse stato illuminato e quindi rivelato. Fu quando l’oscurità inizio a mangiare i lembi del mondo che si accorse, con sgomento, che c’era altro da vedere.
In lontananza il cielo, prima vuoto ora era maculato di luci.
Più il buio avanzava più lui doveva osservare il mondo con occhi nuovi. Vide le case illuminarsi, vide le lucciole volteggiare nei boschi e scorse molti altri animali che avevano atteso la penombra per fare capolino dalle loro tane.
Aveva visto l’esistenza tingersi di arancio, poi di rosso fino a diventare blu. Gli piacque ma allo stesso tempo lo amareggiava.
Ormai la luce che emanava era sufficiente ad illuminare solo le cose che lo circondavano. Una figura gli si avvicinò con movimenti fluidi ed eleganti.
Sembrava assorbire la sua luce rossastra per poi diffonderla più tenue, quasi lattea.
Quando gli fu di fronte notò come i suoi capelli continuassero a muoversi fluenti, nonostante l’aria fosse ferma. Restarono a guardarsi per qualche secondo, lui con uno sguardo sorpreso, reso anziano dalle rughe. Lei, invece, con uno molto dolce ed affettuoso come di chi ritrova un amato. Gli si sedette accanto e lo baciò delicatamente sulla guancia.
“Chi sei?” mormorò lui.
“Io sono la tua contrapposizione, esisto solo se esisti anche tu, ma mai in tua presenza” gli rispose lei, con lo sguardo trieste.
“Io esisto da poco” ribatté lui “e in più sto morendo” aggiunse a bassa voce.
“Non temere” disse lei rassicurante, “rinascerai, lo fai sempre”.
Lui tacque perplesso, girandosi verso di lei chiese con voce strozzata se fosse già stato lì, lui non se lo ricordava, era convinto di aver appena scoperto Tutto”.
“Lo hai fatto” gli sussurrò lei nell’orecchio.
“Tu sei il nuovo inizio, tu sei il fascino della scoperta. Tu sei la gioia di esistere.
Per questo ti è negato il dolore del ricordo”.
Silenzio.
“Lo hai tu questo dolore?” Chiese infine lui.
“Si”.
“Mi dispiace”, il suo dolore era talmente sincero che fece molta fatica a ricacciare una lacrima infuocata da dove arrivava.
“Non devi” gli disse lei accarezzandolo “Io suscito emozioni diverse dalle tue, più delicate, a tratti più dolorose eppure affascinanti.
Io conservo i ricordi.
Io custodisco i segreti dei sognatori e le promesse degli amanti…”, mentre parlava lui si era disteso ed aveva chiuso gli occhi.
“Ci vediamo domani amore mio, ora dormi.”, disse mentre con delicatezza estraeva gli ultimi rimasugli di luce dal suo corpo.