“Dentro la mente di Bill Gates” è un documentario diviso in tre parti rilasciato da Netflix il 20 settembre di quest’anno. I tre episodi raccontano la storia del pioniere informatico dalla sua giovane età ai suoi ultimi progetti da filantropo, concentrandosi particolarmente sul suo carattere ed intelletto atipico. Davis Guggenheim, regista anche di “Una scomoda Verità” e “Waiting for Superman”, segue Bill Gates per due anni e studiando la sua quotidianità, il suo lavoro e il suo rapporto con gli altri, dipinge di fronte lo spettatore il ritratto di uomo unico e geniale, ma riesce anche a renderlo “comprensibile” ai nostri occhi.
Come si può comprendere un personaggio come Bill Gates? Non solo l’ uomo per un periodo più ricco del mondo, ma forse l’uomo che più ha influenzato il mondo. Cosa lo spinge ad alzarsi la mattina, cosa e come pensa, come ama e come vive, come funziona? Davis cerca di rispondere a queste domande approfondendo l’umanità di Bill Gates e il rapporto con il suo intelletto, così la storia che ci racconta negli episodi diventa quasi solo un pretesto per approfondire la mente dell’uomo che l’ha vissuta.
Il primo episodio comincia con una chiacchierata tra i due durante una passeggiata nella natura, domande banali e risposte banali ma che sono fondamentali per chiarire da subito allo spettatore che Bill Gates è solo un uomo come tanti, con cibi ed animali preferiti. Durante questa prima immersione nella sua vita scopriamo la sua infanzia e il rapporto con la madre, fondamentale per la sua crescita e per il suo inserimento in società senza il quale, parafrasando le parole della sorella, non avrebbe mai approcciato il mondo pratico, lanciandosi per indole solo in quello teorico e di apprendimento. Mentre vediamo i primi passi di Bill nel mondo assistiamo anche al più importante cambio di rotta della sua vita, ovvero la sua immersione nella filantropia e nei progetti fognari per l’Africa grazie alla fondazione creata con la moglie Melinda nel 2000 e in seguito all’abbandono della sua carica da amministratore di Microsoft del 2008.
Il secondo episodio ci racconta dell’inizio e della crescita di Microsoft, il rapporto con il suo partner Paul Allen e il tentativo in questi ultimi anni di debellare la poliomielite dal mondo. Il terzo episodio tratta invece degli ultimi anni nell’azienda, dell’incontro con la sua amata Melinda e dei suoi progetti per reinventare il modo con cui usiamo il nucleare, a scopo di creare un modo più efficace e sicuro di produrre energia.
Bill è, a suo dire, un ottimizzatore. Quanto tale è nella sua natura riflettere, analizzare, capire e risolvere. Dalle sue interviste si evidenzia chiaramente la difficoltà di interagire con una sua parte più emotiva ed “umana”, ma tutti coloro che lo circondano sono affascinati dal suo intelletto quanto dalla sua sensibilità. Un personaggio che sembra inafferrabile nella sua semplicità.
Davis cerca di essere imparziale nel suo ritratto, mostrandoci il bello e il brutto di Bill, ma ovviamente soccombe a una certa idolatria nei suoi confronti, raffigurandolo come un genio sovrumano, come una creatura dall’immensa ma incompresa sensibilità e come un Dio che può salvare il mondo. L’obiettività non è forse il punto più forte di questo documentario, ma riesce comunque nel suo intento: permetterci di entrare in una dimensione abbastanza vicina a questo grande inventore per trarne facilmente ispirazione personale.
Pierluca Campajola