Spider-Man: Far From Home mette fine alla terza fase del Marvel Cinematic Universe e presenta uno dei più grandi personaggi della “rogue gallery” dell’uomo ragno: Mysterio.
Ma non importa quanto il pubblico fosse eccitato per il sequel di Homecoming, perchè Far From Home ha dovuto affrontare l’ombra di Endgame, dando molto spazio alle conseguenze dello schiocco di Thanos, o come chiamato umoristicamente nel film: il Blip. Fortunatamente, questo non significa che il film sia deludente in qualsiasi modo sostanziale.
Non è un film perfetto, ovviamente, e forse non è all’altezza del livello di Homecoming, ma c’è molto da ammirare.
Proprio come Michael Keaton, l’avvoltoio, era straordinariamente ben ambientato in Homecoming, la performance di Jake Gyllenhaal come Quentin Beck è un grande vantaggio per Far From Home. Unisce il fascino da fratello maggiore con una genuina presenza e carisma da superstar, un personaggio di cui si percepisce lo spessore e la complessità, proprio come nella performance sfaccettata di Keaton. Anche quando la sceneggiatura non si dimostra del tutto geniale, Gyllenhaal è completamente avvincente e riesce a far funzionare davvero quello che in alcuni momenti potrebbe sembrare un personaggio davvero stupido.
Guardando il marketing di Far From Home, molte persone hanno avuto opinioni su una cosiddetta svolta ovvia, in parte a causa della presunta conoscenza basata sui fumetti. Ciò che non tutti sono riusciti a notare al momento è che il MCU non segue mai precisante i fumetti ed è sempre pronto a sorprendere il suo pubblico (ottimo esempio i Skrull in Capitan Marvel).
Far From Home ha davvero bisogno di essere elogiato per un paio di grandi sorprese, ma c’è molto da dire anche su come viene gestita la grande svolta. Anche se ci si sta aspettando che certe cose vadano come andranno, la storia viene raccontata in modo così intelligente che avere una conoscenza a priori derivante dai fumetti non è limitante. Perché in nessun modo si potrà indovinare i dettagli precisi e le manovra di marketing che apparentemente rovinano il film rendendo alcuni eventi dolorosamente prevedibile in realtà funzionano un po’ come un’esca.
Con Far From Home in realtà si forma il capitolo finale della terza fase del MCU e il trailer rivela quanto lo spettro di Tony Stark si aggrappasse a Peter Parker e quanto la storia non potesse allontanarsi da End Game.
Alla fine, questo non è solo un addendum Endgame, ma il modo in cui la sceneggiatura tratta i postumi di quel film è molto astuto. Ovviamente, la presenza di Tony Stark è percepita e otteniamo una visione molto intelligente del supereroe e dell’eredità (e del peso delle aspettative), ma è anche più di questo.
A volte, sembra quasi che gli sceneggiatori abbiano attraversato tutti i buchi di trama e le questioni sollevate dai fan di Endgame, come la domanda sui vecchi compagni di classe di Peter o di persone che tornano da “The Blip” scoprendo che le loro case sono state sostituite da nuove famiglie, offrendo risposte casuali, a volte ironiche. È un modo molto semplice ed efficace per esplorare la complessa eredità di Endgame.
In breve, la storia è molto buona, anche quando la scrittura cade in brevi, singoli momenti. Quentin Beck è un punto focale molto forte ed è tutto molto soddisfacente.
È facile gettarsi in iperboli, ma onestamente, la prima scena dei primi titoli di coda è la migliore scena post-crediti che i Marvel Studios abbiano mai pubblicato. I dettagli della trama sono incredibili e come si imposta Spider-Man 3 è a dir poco sorprendente.
Non solo c’è un momento importante per i fan lì (e il miglior cameo MCU di tutti), ma le ramificazioni di ciò che accade in quella breve sequenza cambiano le regole del gioco. Già, la forma della trama per il sequel pianificato sembra addirittura migliore di Homecoming e Far From Home.
E poi proprio mentre si sta riprendendo fiato, c’è un secondo colpo di scena a lasciare il pubblico a bocca aperta. È divertente ma non solo, svela un importante suggerimento su ciò che verrà.
Pierluca Campajola