Sono passati ormai 8 anni dalla prematura scomparsa di Amy Winehouse, star internazionale nonchè astro nascente della musica soul. Con il suo secondo album, Back to Black, uscito nel 2006, Amy Winehouse varca le porte della fama mondiale, vincendo addirittura il Grammy come miglior album pop vocale.
Un passato complesso, una morte inaspettata e un amore tormentato incorniciano il dramma che fa entrare Amy nel celebre ‘Club 27’: muore guardando video di se stessa, come racconta la sua guardia del corpo, quasi alienata da ciò che si posava davanti al suo sguardo. La vita della cantante è decisamente turbolenta: dalla bulimia all’abuso di alcool fino ad arrivare alle droghe, tra cui l’eroina conosciuta con il marito Blake Fielder-Civil. Una vita di eccessi non solo materiali ma anche sentimentali, basti volgere lo sguardo alla sua relazione amorosa, dati dall’amore viscerale ed ossessivo che la cantante manifesta per il marito, anche dopo la separazione: ‘Love is a losing game’ ed Amy lo sa bene.
Ma non è solo la vita privata della cantante ad essere frastagliata, infatti la grande fama che investì Amy di soprassalto la scaraventò in un mondo differente, artificioso e forzato al quale è difficile abituarsi. Amy Winehouse è un’artista a 360 gradi e il sound che la anima è passione pura. Tutto ciò che scrive, canta e suona è il prodotto di esperienze, emozioni e paure che la cantante esterna tanto al mondo quanto a se stessa. Non ci sono date di scadenza, etichette o deadline per scrivere un pezzo: Amy scrive quando vuole e se lo desidera realmente, quasi fosse una necessità fisiologica.
Molti sulla sua morte gridano al complotto, convinti che quel luglio del 2011 sia solo una messa in scena, un po’ cullati dal desiderio di mantenere una fiamma accesa, per non dover affrontare i fatti, un po’ dal non voler accettare che la star dopo rehab, ricadute, lotte infinite, gioie e dolori possa scomparire in una stanza d’albergo, immersa in una vita asfissiante come quella della fama, circondata da bottiglie di vodka fissando sullo schermo la Amy Winehouse che cantava e si esibiva, bella e tormentata, cercando con la sua musica uno squarcio di reale tra tutta quella plastica.