Il Cantastorie: L’orfano e il viandante.

Miriadi e miriadi di stelle, piccole e luminose. Alcune accese come un flash, altre opache ma tutte bellissime, tutte suggestive. Lenta fa capolino la luna immensa, lattea e surreale. Tinge di un velo biancastro tutta la brughiera che sovrasta. Un gufo plana rapido e silenzioso come la notte. Più lontano la brughiera si lancia a capofitto nell’oceano gelato del nord, freddo come la morte, sconfinato come il cielo. Immobile riflette a specchio il manto stellato.
Una leggere brezza si alza, soffiando delicatamente e freddamente dal mare alla terra, facendo rabbrividire il viandante e costringendolo a stringersi nel suo mantello. Continua ad avanzare, troppo infreddolito e affrettato per poter ammirare lo spettacolo di cui è testimone. Dietro di lui un bambino, un orfano, che aveva insistito nel seguirlo. Corre zigzagando osservando tutto quello su cui riesce a posare i suoi occhioni. Non parla, adora il silenzio magico di quelle terre solo a tratti interrotto dal mormorare degli arbusti. Le sue orecchie sono sensibili e lui potrebbe giurare di aver distintamente sentito un topo correre e una volpe nascondersi. Percepisce il fermento della natura, sente animali correre e uccelli planare, anche lui allora corre a nascondersi sotto un arbusto più solido degli altri. Ci si incastra dentro e urla al viandante di fare lo stesso, lui rotea lo sguardo proseguendo per la sua strada, non ha né voglia né tempo di fare giochi da bambini. La brezza muta in tempesta, il vento fende l’acqua e la terra con furore. Solleva pietre e persino l’oceano, prima così in basso ora si infrange contro la scogliera con una forza tale che sembra voglia uscire dalla sua culla. Degli schizzi riescono a superare il baratro e il vento li scaglia verso l’entroterra come fossero proiettili. All’improvviso, esattamente come era iniziato, tutto cessa e la quiete torna sovrana. L’orfano ora esce dal suo nascondiglio e corre dal viandante, lo trova steso a terra. Il vento gli ha lacerato la pelle, i sassi gli hanno creato svariate fratture. L’orfano si inginocchia accanto a lui, posa la sua testa sul suo petto e mormora: ”Non c’è perdono per chi non sa ascoltare”.

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