Antica come la notte e immortale come gli dei ma di ben diversa natura.
Condannata fosti e la peggiore delle sorti ricevesti.
Tu che osasti sfidare gli dei e batterli al loro gioco, tu che li hai derisi e umiliati in un’epoca lontana.
Tu che hai avuto l’ardire di esigere un premio, convinta di poter battere gli dei pure in astuzia.
Fu loro l’ultima vittoria, quando tu chiedesti di poter decidere della vita degli uomini al pari degli dei e di condividerne pure l’immortalità, astuto sorrise il dio che ti accontentò schioccando le dita.
Fu dopo anni che ti accorgesti dell’inganno, così crudele da mettere i brividi.
La vecchiaia ti colse ma non moristi, la carne iniziò ad imputridire ma non moristi.Prima perdesti i capelli e poi la carne dalle ossa ma non moristi.Alla fine di te restò solo il candido scheletro, non moristi ma lo desiderasti.
Ancora non era giunta l’estrema punizione, gli dei ti dissero “Degli umani volevi le vite ed è tempo che tu abbia il tuo premio” lanciandoti un nero mantello, nero come l’oblio e una falce così affilata da poter recidere la vita senza intaccare la carne.
“D’ora in poi tu sarai la Morte. Eterna sarà la tua vita. Eterna e solitaria. Tue saranno le vite degli uomini e sarai tu a reciderle dai loro corpi. Sarai condannata ad assistere a tutti i più macabri orrori, ora e per sempre”.