Roberto Srelz e Rodolfo Verginella , nuovi autori italiani del fantastico, presentano sabato 17 febbraio 2018, alle ore 18, alla Libreria Lovat di Trieste con introduzione di Fabio Novel, il loro romanzo “Racconto d’inverno”; un avvincente avventura Fantasy in cui i giovani protagonisti iniziano, chi per affetto, chi per amicizia e chi per caso, un cammino di riscatto che li porta ad affrontale il Male – incarnato dagli emissari dell’oscuro “maestro” – e a diventare gli eroi di un popolo la cui gloria era stata ormai perduta. Si tratta di un libro di 460 pagine, con copertina e illustrazioni di Sara Melucco, edito da centoParole e disponibile nelle migliori librerie di Trieste e su Internet. [estratto dal romanzo Racconto d’inverno]
Quando è nata l’idea di scrivere un romanzo “a quattro mani”?
Precisamente nel lontano 2009 – dice Rodolfo – sia per me che per Roberto era un periodo di vita complesso, e sono stato io a convincerlo sulla stesura dell’opera. Siamo stati entrambi giocatori di ruolo, la storia ha tratto origine proprio da una di queste lunghe serate d’avventura attorno a un tavolo in cui Roberto era il narratore. Parliamo di serate… lunghe ben dieci anni; eravamo conosciuti per la longevità delle nostre storie quando giocavamo. È un classico di Roberto, che ama J.R.R. Tolkien e Robert Heinlein, ideare sceneggiature lunghe; questa nello specifico, poi – “Racconto d’inverno” – è stata rimaneggiata, riscritta e resa adatta al romanzo per motivi editoriali.
E la stesura è durata nove anni?
No, figuriamoci. Lungo gli anni l’idea aleggiava nell’aria, ne parlavamo ma non prendevamo mai seriamente l’iniziativa di scrivere. Solamente nel 2016 abbiamo deciso di metterci al lavoro con continuità, e il romanzo ha visto finalmente la luce. È stato completato nel dicembre di quell’anno, i mesi successivi sono poi stati dedicati alla comprensione del mondo editoriale e alla preparazione alla pubblicazione.
Quest’opera rappresenta il primo volume di una serie. Corretto?
Proprio così, quattro libri. Si parte con l’inverno e seguono tutte le altre stagioni, l’idea è stata di Roberto. Questo primo è ambientato, idealmente, in Finlandia – non come nazione, ma come cultura, natura e tradizioni, in quanto è una terra che lui conosce molto bene. Il ciclo ha un senso filosofico; si parte con dei personaggi molto giovani che, lungo la narrazione, avranno modo di crescere e maturare in una sorta di microcosmo vitale. Uno dei temi fondamentali è proprio il cambiamento, la trasformazione. Un alto, indubbiamente, l’eterna lotta fra il Bene e il Male, la luce e l’ombra – prive però, nel nostro caso, di connotazioni univoche o assolute. All’interno del bianco c’è sempre un punto nero, e viceversa, come nel ciclo eterno del tutto.
Generalmente come organizzate il lavoro di coppia in fase di stesura? Avete un metodo fisso?
Entrambi scriviamo; conosciamo bene la storia, e partecipiamo alla fase creativa in misura uguale. La parte scritta da me passa a Roberto, che integra e riscrive in modo da mantenere uno stile unico lungo la narrazione. Infine il testo torna nuovamente a me che rileggo, aggiusto e rifinisco, e poi di nuovo a Roberto per la stesura finale. Non è un lavoro in contemporanea bensì una sorta di ping-pong di cui ne beneficia sicuramente il testo, che viene sottoposto a una doppia revisione. Quattro occhi sono sempre meglio di due, quando c’è l’intesa giusta. E noi l’abbiamo.
Parliamo del contenuto. Quali sono i tratti caratteristici dell’opera?
Come già anticipato, è una metafora della vita; è una storia di personaggi. Ci sono un gruppo di persone che hanno all’inizio poco in comune, ma vengono costrette dagli eventi ad allearsi e affrontare un nemico inaspettato, più grande di loro. Non c’è un vero e proprio protagonista, anche se nella campagna che ha dato vita all’opera spiccava un personaggio in particolare, Arakhon, nobile in esilio. Sicuramente è un personaggio destinato a piacere su tutti. Roberto ama molto Tuija, la protagonista femminile principale; nella storia è giovanissima.
Vi siete appassionati prima alla lettura o al gioco?
Prima alla lettura, poi al gioco. Quest’ultimo è diventato poi trasposizione della lettura. Eravamo molto narrativi, come ti dicevo. C’è stato un periodo poi in cui Trieste era un punto di riferimento per i giochi di ruolo come i nostri. Noi comunque – e questo ci tengo a dirlo – non abbiamo mai superato il confine tra gioco e teatro. Riteniamo importante non leggere un copione, ma affidare la parte più grande del gioco all’improvvisazione. Anche per questo motivo è una storia di personaggi non singolare ma eterogenea. Ci sono molti colpi di scena e la trama non è per niente scontata.
Progetti per il futuro?
Sicuramente concludere il ciclo: nella nostra mente è già tutto ben chiaro e delineato. E il soggetto è già scritto. Esistono anche dei racconti spin-off, che sono parte della stessa saga e che verranno pubblicati da centoParole edizioni. Uno di questi è la raccolta in fase di pubblicazione “Come fogli al vento”, composta insieme a Guendal e Fabiana Redivo, entrambi scrittori triestini. Siamo molto contenti di questo percorso intrapreso e certi che si tratta solamente di un punto di partenza.
Sergio De Tomi
[“Racconto d’inverno” – presentazione e biografie]
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