Anais Nin (1903-1977) nasce in Francia da padre spagnolo e da madre danese, fin da piccola viaggiò per l’Europa a seguito del padre, concertista famoso che lei amerà alla follia e riporterà spesso nei suoi diari, soprattutto per l’abbandono della famiglia da parte del padre per scappare con una donna molto più giovane. Insieme alla madre e ai fratello, la Nin si trasferirà in America fino agli anni ’20 quando farà ritorno in Francia e qui incontrerà Henry Miller. Il Diario di Anais Nin fu per anni oggetto di congetture e pregiudizi da parte del pubblico, poiché considerata un’opera all’avanguardia per i tempi, quindi facilmente fraintendibile. La Nin era una donna indipendente e di alta intelligenza: è stata una sorta di mecenate per alcuni scrittori, pittori e musicisti in cerca di fortuna, tra cui Henry Miller, suo grande amico e amante che l’ha accompagnata per moltissime pagine del suo diario, consigliandola e amandola. I suoi diari sono stati considerati un percorso dettagliato e autobiografico di una donna moderna alla ricerca del proprio sé interiore grazie alla sperimentazione della psicanalisi in parallelo ad un’autoanalisi che Anais Nin trascriveva sempre. Il diario è stato oggetto di studio per moltissimi critici nel tentativo di rilevare un’opera letteraria attraverso l’intima consolazione di un rifugio dentro le pagine di un diario che la Nin non lasciava mai, portava sempre con sé, fiera del suo percorso e pronta a far leggere le sue pagine ad amici intimi che l’avrebbe consigliata e spronata.
“ Il segreto di una vita piena è vivere e rapportarsi agli altri come se domani potessero non esserci più, come se noi potessimo non esserci più domani. Elimina il vizio del procrastinare, il peccato del posporre, le mancate comunicazioni, le mancate comunioni. Questo pensiero mi ha reso più attenta a tutti gli incontri, le conoscenze, le presentazioni, che potrebbero contenere il seme della profondità che potrebbe rischiare di essere trascurato per disattenzione. Questa sensazione è diventata una rarità, ed è ogni giorno più rara ora che abbiamo raggiunto un ritmo più frettoloso e superficiale, ora che crediamo di essere in contatto con un gran numero di persone, con più gente, con più paesi. Questa è un’illusione che rischia di privarci del contatto profondo con la persona che ci respira accanto. Questo momento pericoloso in cui voci meccaniche, radio, telefoni, prendono il posto di un’intimità umana, insieme all’idea di essere a contatto con milioni di persone, porta ad un impoverimento sempre maggiore dell’intimità e di un modo di vedere umano.”
Tratto da “Il Diario” di Anais Nin, volume quarto (1944/1947), Bompiani, 1980; pag. 172
Francesca Schillaci ©centoParole Magazine – riproduzione riservata
Quando le donne si raccontano. Così Analis Nin nel suo diario, in cui si narra e si fa conoscere come donna d’avanguardia e attiva, fra amici e iniziative sicuramente degne di curiosità e di attenzione. Risvolti psicologici e autobiografici, con considerazioni su fatti ed eventi anche di tempi mutati, come quelli che noi stessi oggi viviamo, pieni di invenzioni e mezzi tecnologici che illudono di mantenere vivi i contatti umani, ma che non permettono altro che esternazioni messaggistiche confuse tra frastuoni esterni che confondono quella che può essere una vera amicizia di un contatto reale più approfondito.
Un po’ la malattia della nostra epoca.