In questo clima estivo e vacanziero, che invita al riposo e allo svago, cosa c’è di meglio, se non una gita fuori porta? Chi va al mare, chi in montagna, chi invece preferisce le città d’arte. Ma tutti in qualche modo sentono la necessità di evadere dalla quotidianità e di concedersi, anche se solo per poco tempo, una vacanza.
Verona, città ricca di storia e di arte, potrebbe soddisfare i vostri desideri. Camminando per le piccole viuzze ci si perde nel tempo; lo sguardo fatica a seguire linearmente l’architettura dei palazzi, che sembra voglia raccontare la propria essenza. Se da una parte c’è il fascino della città con i suoi monumenti – come non restare affascinati dall’Arena – dall’altra troviamo l’Adige che, con la sua corporeità e il quieto muovere, riesce a regalare ai turisti, e non solo, una sensazione di benessere, non tanto per gli occhi, quanto per l’anima.
Ma il fascino, la sensibilità, di questo luogo scaligero, vede la sua totale manifestazione in quello che è uno dei simboli più famosi di tutto il mondo: il balcone di Giulietta. Ed è proprio su “Romeo e Giulietta” che ci soffermiamo.
Uno dei più celebri drammi d’amore è forse l’opera shakespeariana “Romeo e Giulietta”, che vede come soggetto due importanti casate veronesi: i Montecchi e i Capuleti. Nonostante l’astio tra le due famiglie, si manifesta l’amore; amore che Romeo Montecchi incontra a casa dei Capuleti, durante una festa mascherata.
Giulietta, non ancora quattordicenne, viene attratta da questo misterioso giovane, che entra nel suo cuore; anche Romeo è ormai perdutamente innamorato della bella Giulietta. Il giorno seguente, con l’aiuto di frate Lorenzo, i due si sposano segretamente.
Nel frattempo il battibecco tra Mercuzio – amico di Romeo – e Tebaldo – cugino di Giulietta – porta alla morte di Mercuzio. Se, inizialmente, Romeo cerca di porre fine allo scontro, dopo l’orribile accaduto, perde il controllo e uccide Tebaldo. Messo al bando, è costretto a rifugiarsi a Mantova.
Giulietta, invece, non sembra per niente d’accordo con il padre, che vuole che ella sposi il conte Paride. Infatti, in accordo con frate Lorenzo, la giovane donna, il giorno prima delle fatidiche nozze, beve un narcotico, che l’addormenta per quarantadue ore.
Purtroppo, il messaggio di avviso, destinato a Romeo, non giunge per tempo. Romeo, non potendo sopportare la morte di Giulietta, si procura un potente veleno e si reca al sepolcro, abbandonandosi vicino al suo amore. Giulietta, vedendo il suo Romeo privo di vita, si trafigge il cuore con un pugnale.
Tale dramma è stato composto tra il 1594 e il 1595, per essere messo in scena nell’inverno del 1595-1596, alla presenza della regina Elisabetta. Nel 1599 viene pubblicata una seconda versione, che presenta alcune correzioni. La versione definitiva, invece, è del 1623. Ma la tematica affrontata da Shakespeare trova le sue radici nella letteratura italiana del primo Cinquecento e anche prima: già nel 1531 viene pubblicata la storia di due nobili amanti, segnati da una precoce morte; opera, questa, del vicentino Luigi Da Porto, che scrive intorno al 1524.
Pure Da Porto, però, sembra avere preso spunto da una storia precedente, quella di Masuccio Salernitano, dal titolo “Mariotto e Gannozza”.
Dalla novella di Da Porto discendono poi due redazioni di “Romeo e Giulietta”: una fatta da Matteo Bandello e l’altra da un anonimo, che poi si svela essere Gherardo Boldieri. Il lavoro di Da Porto vede la diffusione prevalentemente in Italia; all’estero, invece, è molto frequente l’opera di Bandello, tradotta in francese da Pierre Boisteau nel 1559; però, ad ispirare il drammaturgo inglese, è il poema narrativo “The tragicall Historye of Romeus and Juliet” di Arthur Brooke, che ha preso spunto dalla traduzione di Pierre Boisteau.
“Romeo e Giulietta” – un intreccio di amore e morte – racchiude in sé una componente misteriosa; una storia che per certi è fondata su fatti storici realmente accaduti, e che per altri si basa sulla pura finzione.
Se l’esistenza della famiglia dei Montecchi è documentata, quella dei Capuleti non trova traccia tangibile. Ed è proprio in questo clima enigmatico che nasce la “Casa di Giulietta”.
Il Museo Casa di Giulietta, situato in via Capello 23, in un edificio medievale che, probabilmente, dal XIII sec, è stato di proprietà della famiglia Dal Cappello – da qui il nome della via. Dopo essere passato nelle mani di diversi proprietari, una parte del palazzo, nel 1907, viene acquistata dal Comune di Verona. Da luogo di scambio commerciale e alloggio per i forestieri, qual è nel tardo medioevo, nel 1905 viene venduto all’asta, in condizioni terrificanti, al prezzo di 7500 lire.
Va ricordato che, nell’età romantica, questo scenario abitativo diventa il protagonista delle opere di alcuni importanti scrittori: il saggista Valéry si sofferma sui luoghi di Giulietta; il poeta Heinrich Heine descrive casa di Giulietta, come fa pure il romanziere Charles Dickens.
In seguito all’acquisto da parte del Comune della “Casa di Giulietta”, nel 1936 il Ministero dell’Educazione nazionale dà il consenso per eseguire opere di consolidamento di un’ala del palazzo; mentre, tre anni dopo, l’Ufficio Tecnico del Comune inizia i lavori di sistemazione del cortile. Tra il 1940 e il 1942, grazie a due finanziamenti, i lavori si estendono all’interno dell’edificio. Artefice del restauro è Antonio Avena, l’allora direttore dei Musei Civici.
Il balcone di Giulietta – probabilmente un sarcofago – è stato integrato delle parti mancanti e collocato al primo piano della casa. L’architettura dell’edificio, inoltre, possiede alcuni elementi neogotici: come ad esempio le finestre ad arco acuto e un portale gotico. Nonostante ciò, resta predominante lo stile medioevale.
Già nella corte un cospicuo numero di persone occupa gran parte dello spazio, intento a lasciarsi affascinare dal balcone di Giulietta, oppure in fila per toccare il seno alla statua della giovane Capuleti – dicono che porti fortuna in amore – o ancora a lasciare la propria traccia sulla parete dedicata ai messaggi.
Appena entrati in questo incantevole luogo, si percepisce un’atmosfera alquanto suggestiva. A riempire le stanze dell’abitazione sono alcune opere d’arte e reperti storici. Al pianterreno si possono ammirare due affreschi del XIV secolo, uno raffigurante una “Madonna in trono col bambino” e l’altro un “Volto Santo” – entrambi provenienti dal Palazzo del tribunale di Verona.
Al primo piano, un’enorme fila di gente attende di accedere al famosissimo balcone di Giulietta, per scattare una foto.
Oltre a ciò, troviamo dei mobili antichi e dei dipinti che vedono come soggetto i due giovani innamorati; è il caso de “La morte di Giulietta e Romeo” del veronese Angelo Dall’Oca Bianca, e di “Giulietta e Romeo” dell’emiliano Gaetano Chierici; mentre al secondo piano, dove si trova la sala del Camino, ci sono degli affreschi del Cinquecento con “Candelabre di fiori e di frutta” di Bernardino India, antecedentemente situati nel palazzo Della Seta al Ponte Nuovo; e gli affreschi raffiguranti “Ritratto di signora e Donna al balcone” – staccati dal palazzo Contarini-Borella a San Marco – di scuola veronese.
In questa affascinante dimora, sempre al secondo piano, vi è anche una parte dedicata al film “Romeo e Giulietta” di Franco Zeffirelli, del 1968: nel 2002 la Direzione dei Civici Musei e Monumenti ha permesso un nuovo allestimento, curato dall’architetto Alberto Erseghe: si tratta del letto di Giulietta, disegnato da Renzo Mongiardino per il film di Zeffirelli; vi sono anche presenti due costumi di scena: quello di Romeo e quello di Giulietta, disegnati da Danilo Donati – premiato con l’Oscar – e alcuni bozzetti firmati dal regista.
Proseguendo per la Casa di Giulietta incontriamo altri elementi provenienti da vari palazzi, come, al terzo piano, l’affresco “Madonna in trono” – attribuito a Maestro Cicogna – precedentemente situato nel palazzo Mercato Vecchio. In questa sala c’è pure una simpatica installazione: da alcuni scrittoi “digitali”, dall’aspetto antico, realizzati da Pucci De Rossi, è possibile inviare una lettera a Giulietta, come nel film “Letters to Juliet“.
Infine, all’ultimo piano, sono esposti oggetti in ceramica di uso domestico, di epoca medievale e del primo Rinascimento.
Anche se la Casa di Giulietta rappresenta il fulcro amoroso, resta pur sempre fondata sulla credenza e non sulla testimonianza. Contrariamente, la casa di Romeo sembra essere stata di proprietà dei Montecchi: un documento del Duecento indica che la zona intorno a Ponte Nuovo sia stata dei Montecchi.
L’abitazione di Romeo, situata nel complesso medievale di via Arche Scaligere, è un tipico esempio di casa fortificata medievale. Purtroppo, a causa di opposizioni da parte dei proprietari dell’edificio, l’idea di Antonio Avena, di far acquistare l’abitazione al Comune di Verona, non ha mai preso vita; il complesso, infatti, è visibile solo dal di fuori.
Non va scordata nemmeno la tomba di Giulietta. Il sarcofago di marmo rosso è situato nell’ex convento di San Francesco al Corso (entrata in via del Pontiere), eretto nel 1230 circa, che oggi è di proprietà del Comune.
Dai primi anni dell’Ottocento la tomba della giovane Capuleti diventa un culto; curioso è il fatto che molti turisti illustri, come ad esempio la duchessa di Parma, Maria Luisa di Asburgo-Lorena e George Byron, staccassero parti della tomba per portarsele via con sé, in segno scaramantico.
Leggendo le parole del drammaturgo August von Kotzebue, il coperchio del sarcofago attorno al 1815-1820 viene trasportato a Vienna dall’Arciduca d’Austria Giovanni.
Alla fine dell’Ottocento, attorno al sarcofago, per proteggerlo da un ulteriore degrado, viene costruita una piccola cappella.
Nel 1938, sempre grazie al già citato Antonio Avena, iniziano i lavori di restauro: il sarcofago viene spostato nella sistemazione attuale, ovvero nei sotterranei.
Durante i bombardamenti del 1944-1945 la parte ovest del complesso viene distrutta; la stessa fine tocca al campanile del Trecento, nel 1959.
Nel 1970 il complesso diventa sede espositiva; mentre nel 1973 viene inaugurato il Museo degli Affreschi, situato nei piani superiori dell’ala ovest del convento, ricostruita dopo i bombardamenti.
Il nostro viaggio, seppure virtuale, finisce qui, con l’augurio che voi possiate trascorrere una vacanza serena, tranquilla e piena d’amore.
Nadia Pastorcich ©centoParole Magazine – riproduzione riservata.
Foto di Nadia Pastorcich
Qui il viaggio virtuale nella Keats-Shelley House in Piazza di Spagna a Roma.