Dopo un’intera giornata, durante la quale l’incertezza del tempo ci ha tenuti con il fiato sospeso, la serata di ieri, mercoledì 27 luglio, svoltasi in Piazza Verdi, all’interno del Trieste Loves Jazz, nell’ambito di Trieste Estate, è stata un trionfo. Davanti a una numerosa platea “A Night for Lelio: omaggio a Lelio Luttazzi” ha preso vita.
Ad introdurre la serata è stato Gabriele Centis – Presidente della Casa della Musica-Scuola di Musica 55 e coordinatore del Trieste Loves Jazz – che ha ringraziato il Conservatorio G.Tartini di Trieste che “con grande piacere ci porta sempre giovanissimi talenti da esibire sul palco”.
Con uno sguardo verso Piazza Unità, “la mia piazza più bella del mondo” – così definita dal Maestro – Rossana Luttazzi, moglie del Maestro e Presidente della Fondazione Lelio Luttazzi, è arrivata dritta al cuore dei presenti: “Voglio ringraziarvi di cuore perché ogni anno siete sempre più numerosi e questo mi dà gioia, mi riempie di grande amore per Trieste, per voi, e ricordo l’amore di Lelio. Grazie ancora per essere qui a ricordarlo”.
“È importante per il Conservatorio Tartini essere qui stasera, a rendere omaggio al ricordo di Lelio, e anche per avere un’opportunità di presentarvi i nostri giovani talenti” – ha inoltre sottolineato Massimo Parovel, in rappresentanza del Conservatorio.
Prima di lasciare spazio alla musica, Rossana Luttazzi ha consegnato le targhe della Fondazione ai due giovani pianisti del Conservatorio: Mosè Andrich e Marco Battigelli.
L’omaggio si è aperto con “Canto anche se sono stonato” e “Legata ad uno scoglio”, due famosi brani di Lelio Luttazzi – arrangiati dal Maestro Matteo Alfonso, della classe di jazz del Conservatorio – che Mosè Andrich e Marco Battigelli hanno eseguito impeccabilmente, unendo il passato con il presente, le generazioni di una volta con quelle di oggi.
Ed è stato un po’ questo il fil rouge della prima parte della serata: “mio nonno materno – ha raccontato affettuosamente Battigelli – quando era giovane, conosceva Lelio, infatti, era del ’23, la sua stessa classe. Da ragazzi, durante la guerra, intorno al ’43-’45, suonavano insieme per le case. Quindi sono doppiamente onorato, perché è come onorare anche lui.”
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Il testimone è poi passato a quattro musicisti dal calibro internazionale: Marc Abrams al contrabbasso, Mauro Beggio alla batteria e Paolo Vianello al pianoforte, i quali hanno dedicato un medley di brani a Lelio Luttazzi, conquistando il pubblico con la loro abilità e sensibilità musicale.
“Questo era dichiaratamente con amore un omaggio al Maestro Luttazzi – ha detto Paolo Vianello, arrangiatore dei brani. Nei vari ascolti, fatti negli anni, il gusto di Luttazzi per i medley, per unire le melodie più belle di Gershwin, Porter, Kern, denotava uno stile dal quale si può solo imparare.” – ha concluso Vianello.
La band ha poi eseguito un brano che non ha bisogno di presentazioni: “El Can de Trieste”.
A conquistare da subito il pubblico è stato Alan Farrington che, con la sua corposa voce, il suo carisma e la sua presenza scenica, ha esordito con “Vecchia America”, trasportando il pubblico “ai tempi di Tom Mix e Ridolini, che facevan divertire tanto i grandi che i piccini” – per dirla con le parole di Lelio.
Farrington ha proposto un’altra celebre e conosciutissima canzone del Maestro: “Canto anche se sono stonato” – eseguita prima dai due ragazzi al pianoforte – con la quale Lelio Luttazzi si è presentato in veste di cantante a “Studio Uno”, nel lontano 1961.
Ritmo e tanto swing con “Love for Sale” del grande Cole Porter, tanto amato da Lelio Luttazzi, per poi proseguire con George Gershwin e la sua “But Not for Me”, dove Farrington ha duettato scherzosamente con un cagnolino che, passando a fianco del palcoscenico, ha voluto, per un attimo, prendere parte allo show.
Inconfondibile la canzone “I’ve Got You Under My Skin” di Cole Porter, che impossibile non conoscere, tanto da far canticchiare il pubblico.
Dopo un piccolo intervallo musicale della strepitosa band, diretta da Paolo Vianello, Alan Farrington è tornato sul palcoscenico con “Chiedimi tutto” (parole di Leo Chiosso, musica di Lelio Luttazzi). Infine, un ultimo brano di Cole Porter, “Just One of Those Things”, a chiusura di questa meravigliosa serata all’insegna del jazz, dello swing, dell’ironia, della versatilità e dell’unicità di Lelio Luttazzi.
Ma “A Night for Lelio” non è finita qui: il pubblico triestino, con un applauso sostenuto e con voce convinta, ha voluto ben due bis! Il primo è stato “They Can’t Take That Away from Me”, canzone di George e Ira Gershwin, che troviamo nel musical “Shall We Dance”, con Fred Astaire e Ginger Rogers; mentre il secondo è stato “All of Me” con il quale Farrington, in un’atmosfera ormai calda e magica, ha dato la buonanotte ai presenti.
Alla fine, un applauso incredibile.
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Nadia Pastorcich ©centoParole Magazine – riproduzione riservata.
Foto di Nadia Pastorcich