Si è conclusa domenica 21 febbraio la mostra “James Tissot” al Chiostro del Bramante a Roma. Per la prima volta in Italia si sono potute ammirare le opere del pittore francese dell’Ottocento. Ottanta i lavori esposti, provenienti da musei internazionali, che raccontano il percorso artistico del pittore e l’influenza che l’ambiente parigino e quello londinese hanno avuto su di lui.
Innovativo ed interessante l’inserimento della suggestiva installazione della Khora.teatro, che precede l’ultima sala dell’esposizione: le sagome di alcuni personaggi dell’ambiente mondano si illuminano e parlano tra di loro, facendo vivere e assaporare al pubblico l’ara frizzante delle feste di quel tempo.
Una mostra realizzata nel minimo dettaglio, capace di tracciare i momenti significativi e determinanti non solo della produzione di Tissot, ma anche della sua vita.
Jacques-Joseph Tissot, nato il 15 ottobre del 1836 a Nantes, divide la sua vita tra Francia e Inghilterra, diventando il pittore europeo per eccellenza, con uno stile unico e raffinato.
Amico di alcuni suoi grandi contemporanei come Degas, Manet, Boldini, De Nittis, Tissot incarna le vesti di Dandy mondano, senza mancare agli appuntamenti della società d’élite di quel tempo.
Terminati gli studi a Nantes, nel 1857 entra all’École des Beaux-Arts di Parigi, nell’atelier di Hippolyte Flandrin, dove perfeziona le sue capacità artistiche. Dal 1859 al 1870 espone regolarmente al Salon. Cattolico e molto religioso, esegue un pannello con San Marcello e Sant’Oliviero – opere esposte al Salon. L’innovazione di Tissot emerge anche da questi temi, realizzati usando la tecnica della pittura a cera. In seguito, darà vita ad una serie di opere del “Figliol prodigo nella vita moderna” 1880-1882.
La carriera di Tissot inizia proprio al Salon, dove esegue delle copie delle opere di Henri Leys. I suoi personaggi li inserisce in un contesto medievale, avvicinandosi all’arte fiamminga e a quella tedesca. La sua è un’arte unica e singolare, che fin dalla giovinezza rende esplicita.
Nel 1862 per la prima volta giunge in Italia, esattamente a Firenze e a Venezia; tornerà in seguito nella città lagunare nel 1874, insieme all’amico Manet.
Da una pittura storica, Tissot si avvicina all’arte a lui contemporanea. Balli, feste, e gite in campagna, sembrano stuzzicare la mente dell’artista, e a portarlo a sviluppare tematiche personali sulla solitudine e l’incomunicabilità. Attento osservatore delle donne, la figura femminile entra nei suoi dipinti, diventando un personaggio moderno ed erotico. Inoltre, si evince chiaramente che in ogni lavoro di Tissot traspare l’indagine sociale.
Come i suoi contemporanei impressionisti, anche Tissot si interessa all’arte giapponese, diventando tra i primi collezionisti di stampe e oggetti di arte nipponica. Questa sua passione la ritroviamo anche in alcuni suoi quadri, dove compaiono certi elementi caratteristici dell’oriente.
L’amicizia tra Degas e Tissot è profonda, e durerà abbastanza, fino a consumarsi intorno agli anni ottanta dell’Ottocento.
Durante la guerra franco-prussiana, Tissot difende la città di Parigi, e insieme all’amico Degas e Cuvelier partecipa agli scontri. Da questo avvenimento ne verranno fuori alcuni disegni, che l’artista userà per illustrare l’accaduto in “La difesa di Parigi”, commissionatigli da Thomas Gibson Bowles, editore di “Vanity Fair”.
Con la guerra e l’assedio a Parigi, Tissot, nel 1871, lascia la capitale francese per recarsi a Londra. Vi resterà per undici anni, riscuotendo un ottimo successo. Ad ospitarlo a Cleeve Lodge, Hyde Park, l’amico Thomas Gibson Bowles – conosciuto a Parigi durante l’assedio; per la rivista “Vanity Fair” dell’amico Bowles, realizza una serie di caricature.
Pittore della vita mondana, con una passione per la descrizione dettagliata e l’osservazione, immortala la realtà con sguardo noncurante – un contrasto con la visione anglosassone. In questi anni dipinge numerosi quadri dai soggetti amorosi, dove le donne sembrano avvolte da atmosfere particolari, senza tempo, e dove tutto sembra lasciato al proprio destino. La psicologia dei personaggi diventa il soggetto di interesse del pittore.
Gli edifici monumentali, il senso claustrofobico della metropoli, non fanno parte dei lavori di Tissot: il pittore preferisce la periferia e le scene di vita quotidiana.
Anche il Tamigi, con i suoi toni malinconici, invade le tele del pittore: l’osservatore diventa un voyeur, entrando così nel mondo del dipinto. Un esempio “Il Tamigi” 1876 circa, una variante di quest’opera è “Portsmouth Dockyard” 1877.
A portare una ventata d’aria fresca nella vita del pittore, sarà l’incontro con l’irlandese Kathleen Newton, alla fine del 1875: divorziata e madre di una figlia illegittima, Kathleen diventerà il soggetto di molte opere di Tissot.
L’artista abbandona in parte la vita mondana, per dedicarsi ad un mondo molto familiare e intimo. Nel 1874, compra una casa a St John’s Wood, dove, nel 1876, la sua musa Kathleen si trasferirà con la bambina. Nel marzo dello stesso anno nascerà Cecil George – probabilmente da Tissot.
Nel giardino della casa viene messo un laghetto con colonnato di ghisa, che ricorda la residenza parigina del pittore; inoltre viene installata una serra, e nello studio viene creata una finestra che ricorda quelle delle navi – servirà al pittore per dipingere motivi marinari (“Il ponte dell’HMS Calcutta” 1876 circa).
Occupandosi anche di incisione, Tissot riesce a diffondere i suoi soggetti ad un pubblico sempre più vasto.
L’artista non fa altro che mettere in scena se stesso, ciò che lo circonda e lo fa avvolgendo i suoi soggetti con una forte componente emotiva, capace di riscaldare e scuotere l’animo di chi osserva i suoi dipinti. Ogni personaggio raffigurato da Tissot viene colto nel suo mondo interiore, ma non solo: anche la vita interiore dell’artista entra nei dipinti.
La malattia di Kathleen porta il pittore a realizzare “Una convalescente” 1875-76 e “La convalescente” 1880-82. Il suo amore paterno e protettivo per la sua musa si evince chiaramente nella serie “Renée Mauperin” (dieci incisione all’acquaforte), che illustra il romanzo di Goncourt.
Con la morte di Kathleen, a causa della tubercolosi, nel 1882 Tissot ritorna in Francia, dove si avvicina di nuovo a tematiche mondane: realizza “La più bella donna di Parigi” 1883-1885.
In questo periodo fa un viaggio in Palestina dove esegue una Bibbia, pubblicata da Mame, di notevole successo. Tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento si reca due volte negli Stati Uniti dove, nel 1900, il Brooklyn Museum acquista le sue illustrazioni della “Vita di Gesù”.
Muore l’8 agosto del 1902 a Chenecey-Buillon. Il ciclo dell’Antico Testamento, iniziato l’anno precedente, resta incompiuto, ma verrà ultimato da alcuni suoi collaboratori.
Nel 1902 la sua arte è ormai passata di moda. Non avendo eredi diretti lascia gran parte del suo patrimonio allo stato e alle città dove è nato e vissuto. Il suo lavoro in parte dimenticato viene ripreso in mano solo in epoca abbastanza recente, da ricerche anglosassoni. Tuttavia esistono ancora degli aspetti inediti che meritano l’approfondimento.
Tissot mostra una certa freddezza britannica davanti ad uno sconosciuto, ma è capace di perdere ogni rigidità dopo aver rotto il ghiaccio; è elegante nel modo di vestire. È il Dandy per eccellenza.
Né realista, né impressionista, Tissot è unico nel suo genere tanto da non poter essere classificato.
Nadia Pastorcich ©centoParole Magazine – riproduzione riservata.