Premiato come miglior spettacolo dell’anno alle Maschere del Teatro, “Il sindaco del rione Sanità” del grande Eduardo De Filippo, è arrivato per la prima volta al Politeama Rossetti di Trieste, conquistando il pubblico.
Il regista Marco Sciaccaluga ha concepito un nuovo allestimento del testo di De Filippo, al quale prende parte il cast formato da: Eros Pagni (Don Antonio Barracano), Maria Basile Scarpetta (Armida), Angela Ciaburri (Geraldina), Marco Montecatino (Gennarino), Luca Iervolino (Amedeo), Federico Vanni (Fabio Della Ragione), Massimo Cagnina (Arturo Santaniello), Orlando Cinque (Rafiluccio Santaniello), Cecilia Lupoli (Rita), Federica Granata (Immacolata), Rosario Giglio (O’Cuozzo), Pietro Tammaro (O’Palummiello), Gennaro Apicella (O’Nait), Gino De Luca (Catiello), Gennaro Piccirillo (Pascale).
La pièce si apre con un piccolo prologo di Don Antonio che esordisce con queste parole “Io sono morto nel rione Sanità il 10 settembre 1960”, per poi citare due versi del Riccardo II di Shakespeare: “La morte è povera cosa / ma chiude una ferita mortale”. La storia del sindaco del rione Sanità viene raccontata tramite flashback, proprio per sottolineare l’insensatezza della vita.
Don Antonio cerca di tener sotto controllo tutto ciò che accade nel rione Sanità; insieme al suo amico, il dottor Fabio Della Ragione, da ormai trent’anni gestiscono qualsiasi caso: dalle vendette personali alle problematiche di tutti i giorni.
Con una sua idea della legge, Don Antonio accoglie nella sua Villa di campagna, una lunga serie di persone, cercando di soddisfare ogni tipo di esigenza, di richiesta, che poi trasforma in vere e proprie udienze.
Tutto ruota attorno al caso di Rafiluccio Santaniello che, giunto da Don Antonio assieme alla sua compagna incinta, afferma di voler uccidere suo padre Arturo.
Come sempre Don Antonio vuole sistemare la faccenda: si presenta dal padre di Rafiluccio, ma l’incontro finisce per diventare uno scontro. Ferito alla milza da un colpo di coltello, Don Antonio si reca nella sua casa di città, sapendo che non ci sarebbero stati tanti altri giorni davanti a lui.
Per quanto possa sembrare un po’ duro, il personaggio di Don Antonio si dimostra di gran cuore: aiuta economicamente Rafiluccio e la sua compagna, senza dire a loro come stanno effettivamente le cose.
Consapevole di essere ormai vicino alla fine, Don Antonio organizza una cena invitando tutti quanti, anche Arturo. Durante il banchetto muore. L’amico, il dottor Della Ragione, cerca di far confessare il Signor Santaniello, ma non ottiene risposta. Tutti sembrano non saper nulla. Tutti negano l’evidenza.
Della Ragione inizia a scrivere un falso referto, come gli aveva chiesto di fare Don Antonio, dove, semplicemente, verrà riportata, come causa del decesso, un collasso. Ma il dottore non ce la fa più a mentire: vuole dare inizio ad un nuovo corso, vuole dire la verità.
Da una parte troviamo la giustizia di Don Antonio, una persona generosa che vive professando la
sua legge, mentre dall’altra la giustizia del medico, un personaggio che inizialmente sta dalla parte di Don Antonio, ma che alla fine si ricrede e decide di sposare un’idea di giustizia che va contro a quella consolidata dal sindaco del rione Sanità.
Quindici gli attori in scena che si spostano su una scenografia dai toni metafisici (affidata a Guido Fiorato), caratterizzata da un piano inclinato dove tutti gli oggetti e i personaggi restano in equilibrio; una stabilità apparente, come quella del Rione Sanità.
Le luci (curate da Sandro Sussi) evidenziano questa dimensione, creando un gioco chiaroscurale che taglia nettamente il nero dello sfondo con il bianco del piano inclinato. L’assenza di colore della scenografia viene interrotto dalla cromaticità dei costumi (di Zaira de Vincentiis). A completare lo scenario le musiche di Andrea Nicolini.
Magistrale l’interpretazione dell’attore Eros Pagni, che si cala nei panni del sindaco del rione Sanità, tracciando i vizi e le caratteristiche di questo personaggio napoletano. Con grande maestria ed enfasi, la gestualità e il timbro della voce di Pagni conferiscono a Don Antonio quel valore in più, che lo rendono a tutti gli effetti un personaggio defilippiano.
“Il sindaco del rione Sanità”, scritto nel 1960, da Eduardo De Filippo «affonda le proprie radici nella realtà – ha affermato l’autore – ma poi si sgancia da essa, si divinizza, per dare una precisa indicazione alla giustizia», perché «Don Antonio è qualcosa di assai diverso da quel capo camorra che all’inizio sembrerebbe che fosse: egli è un visionario che cerca di ristabilire nel mondo un ordine andato fuori sesto».
A parlare del lavoro di Eduardo De Filippo è stato Italo Moscati, l’autore del libro “Eduardo De Filippo. Scavalcamontagne, cattivo, genio consapevole“, che ieri mattina al Caffè San Marco di Trieste, insieme ad Eros Pagni, ha tracciato alcuni ricordi e aneddoti legati al grande De Filippo.
Il direttore del Politeama Rossetti Franco Però e la giornalista Marina Silvestri hanno condotto l’appuntamento, organizzato in collaborazione con gli Amici del Caffè Gambrinus.
Il libro di Italo Moscati presenta dei racconti di persone che hanno conosciuto Eduardo, che delineano il ritratto dell’attore napoletano. De Filippo è stato un curioso ricercatore, uno sperimentatore italiano del Novecento, capace di trasmettere attraverso i suoi lavori lezioni di vita.
Eduardo, l’uomo che è riuscito a dar voce alle donne, viene così definito nel libro di Moscati: “Scavalcamontagne”, ovvero artista che rivela di essersi misurato fin da giovanissimo con il pubblico nelle zone lontane. “Cattivo”, nel senso di esigente, un forte carattere nei rapporti sulle scene e nella vita. “Genio consapevole”, per la sicurezza e misura con cui scriveva e rappresentava le sue idee.
“Per quanto mi riguarda – ha affermato Eros Pagni – condivido in pieno quanto scritto da Eduardo, profondo conoscitore dell’animo umano; ricordo la battuta essenziale de ‘Il sindaco del rione Sanità’, laddove dice: ‘è un mare di gente che va instradata, che va protetta. La capacità di sintesi va protetta, perché altrimenti sbaglia’. Ed è un momento che mi ha dato in qualche modo l’idea di interpretare questo personaggio realmente esistito”.
L’attore Eros Pagni ha inoltre ricordato il simpatico incontro, avvenuto in camerino, tra il sindaco del rione Sanità ed Eduardo De Filippo: il sindaco andò a trovare Eduardo nel camerino a fine spettacolo, offrendogli semplicemente una tazzina di caffè. Eduardo, abbastanza sorpreso, rispose che in quel momento non sentiva la necessità di prendere il caffè. Questo signore lo salutò e se ne andò, senza dirgli nulla riguardante lo spettacolo.
“’Il sindaco del rione Sanità’ è un’avventura piacevole carica di soddisfazioni” – ha sottolineato Pagni.
“Per me è un grande onore lavorare con Eros Pagni: un grande attore” – ha concluso Maria Basile Scarpetta, che nello spettacolo interpreta impeccabilmente la parte di Armida, la moglie del sindaco.
Nadia Pastorcich ©centoParole Magazine – riproduzione riservata.
Foto al Caffè San Marco di Nadia Pastorcich
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