Parlare della procreazione assistita non è cosa semplice, ma Emanuela Grimalda lo fa e lo fa immedesimandosi in molteplici personaggi, facendo a volte ridere, per le battute ironiche, sempre con uno sguardo attento a questo tema tanto attuale, però ancora poco conosciuto e invisibile a molti.
Con lo spettacolo teatrale “Le difettose”, andato in scena il 18 dicembre al Teatro Pasolini di Cervignano, Emanuela Grimalda ha voluto raccontare il mondo della sterilità, della maternità e di quelle donne, “le difettose”, che non hanno figli, o perché non ci riescono o perché non possono.
Carla (Emanuela Grimalda) detesta tutti i ritardi, tranne uno. Arrivata ormai a quarant’anni, sente un forte bisogno di realizzarsi: cerca un figlio che non arriva; nonostante i progressi della scienza, i “difetti” della natura non si possono correggere, ed è forse proprio dietro a ciò che si nasconde la metafora della vita.
A ruotare attorno a questo personaggio principale ci sono altre figure: Marco, l’uomo di Carla, che alla fine non ne può più; l’infermiera anziana che nella sua vita ne ha viste di tutti i colori; l’amica toscana di Carla, Katia, che va con la sua compagna a Bruxelles, sperando di diventare mamma; la nonna e la mamma di Carla; la dottoressa Tini e Thiago, un maestro di metodi alternativi.
L’attrice triestina Emanuela Grimalda con grande abilità dà vita a personaggi variopinti, canta, parla in dialetti differenti – meravigliosa l’interpretazione di Katia dall’accento toscano – si cimenta in danze esotiche, senza mai cadere nella banalità o nell’eccesso, ma anzi dimostra una notevole capacità interpretativa, molto gradita dal pubblico.
Suggestiva la scelta degli oggetti scenici: sacchi della flebo, illuminati come se fossero dei lampadari, che piano piano lasciano la scena, dando spazio ad un buio infinito che ben sottolinea lo stato d’animo di Carla, che ormai non può più fare niente, perché la natura, a differenza della scienza, è imprevedibile, inspiegabile, incurabile.
Lo spettacolo “Le difettose” è tratto dall’omonimo romanzo di Eleonora Mazzoni, con adattamento teatrale di Emanuela Grimalda, Eleonora Mazzoni e Serena Sinigaglia, quest’ultima ne ha curato anche la regia.
Nadia Pastorcich ©centoParole Magazine – riproduzione riservata.