La tanto attesa mostra del poliedrico artista Ugo Guarino – finalmente – è stata inaugurata a Trieste (L’alfabeto essenziale di Ugo Guarino: la mostra tanto attesa a Trieste)
Un’esposizione da vedere e da assaporare nei singoli dettagli, lasciandosi trasportare dallo stile unico ed incisivo di Guarino.
Non tutti però sanno quale personaggio importante sia Ugo Guarino, pertanto vale la pena ripercorrere i punti più salienti della sua vita, cominciando da una semplice, ma spontanea, domanda: Chi è Ugo Guarino? – domanda che è stata il tema della conferenza su Ugo Guarino, tenutasi nel febbraio dello scorso anno, presso il Museo Revoltella di Trieste.
Ugo Guarino nasce a Trieste, il 27 febbraio del 1927, da Giovanni – marinaio di origini pugliesi – e Rosa Gracalich – di origini croate. Dopo tre anni, nasce sua sorella Teodora. Fin da piccolo, Ugo acquisisce una certa manualità, osservando il lavoro del nonno materno carpentiere. La famiglia vive nel rione di Gretta – allora una zona rurale di contadini – per poi trasferirsi in via Negrelli.
Nel 1948, durante la Mostra nazionale della caricatura, presso la “Galleria Trieste” in Viale XX Settembre, Ugo Guarino viene scoperto da Lino Carpinteri, il quale gli propone di collaborare come vignettista al settimanale umoristico “La Cittadella” (ideato da lui stesso e da Faraguna), dove vi lavorano anche i vignettisti Renzo Kollmann ed Elsa Rossignoli.
Dopo due anni come vignettista de “La Cittadella”, Ugo diventa un “regolare collaboratore” di questo settimanale, dove non si limita soltanto a disegnare, bensì dà anche voce alle sue vignette con commenti e notizie di cronaca artistica.
In questi anni Ugo frequenta i suoi amici triestini, tra i quali Fausto Cappellato, Gaetano Kanizsa e Marcello D’Olivo.
La svolta avviene nel 1952, quando Ugo Guarino decide di lasciare Trieste – una città distrutta dal secondo conflitto mondiale – per recarsi a Milano, in particolare in via Solferino, dove il “Corriere della Sera” ha la sua sede. Entrato al Corriere, Ugo incontra Enrico Gramigna – il cugino di Giuliano – che lo introduce a Dino Buzzati, il quale, vedendo i disegni di Guarino, lo assume per la “Domenica del Corriere”; e dall’aprile dello stesso anno, inizia ad illustrare la rubrica “Cronache figurate”. Inizia così una lunga saga artistico-figurativa: Guarino, fino ai primi anni ’60, intrattiene i lettori domenicali con i suoi ironici e taglienti disegni.
Al secondo anno dal suo arrivo a Milano – come ha ricordato Guido Botteri, durante la conferenza – “Guarino specifica che i suoi disegni sono eseguiti completamente a mano libera, intingendo la penna, un poco nella lozione di nostalgia e un poco nell’inchiostro di china”.
Ugo Guarino nel 1953 inaugura la sua prima mostra personale alla galleria d’arte “Casanuova” di Trieste – nelle opere esposte emerge chiaramente un particolare attenzione alla città di notte. Negli anni a seguire, l’artista triestino collabora anche con il “Corriere dei Piccoli” e con il “Veglione dei Giornalisti”. Dopo l’esposizione nella sua città natale, Ugo Guarino fa una mostra presso la Galleria Montenapoleone di Milano, che viene introdotta da Dino Buzzatti. I disegni esposti raffigurano strane creature, mostri, draghi, uccelli, gatti; per quanto si avvicinino al surreale, mantengono comunque un certo richiamo alla satira, seppur in chiave favolistica. Numerose sono le esposizioni alle quali Guarino partecipa; inoltre, conosce molti artisti tra i quali Alfonso Gatto, Leonardo Sinisgalli ed Enzo Bettiza.
Agli inizi degli anni Sessanta, presso il Salone Annunciata di Milano, Ugo espone la serie di dipinti “Giardini elettronici”.
In questo periodo, attratto dalla Francia dei grandi pittori, Guarino trascorre parte del suo tempo nella capitale francese, vendendo subito i suoi “gatti astronauti”, per poi ritrovarsi, senza neanche un soldo, a dormire sulle panchine. Con l’aiuto di Sinisgalli e di Gatto, riesce ad ottenere un assegno universitario di 500.000 lire, da utilizzare presso la “Maison de l’Italie”. Un po’ deluso – Guarino si aspettava di trovare la Parigi di Modigliani, di Picasso – lascia la Francia. Grazie a Ernesto Rogers, Lino Carpinteri e Giulio Montenero, vince una borsa di studio, potendo così partecipare all’”International Artist Seminars” dell’università del New Jersey.
Nel 1963, Guarino partecipa alla collettiva presso il River Side Museum di New York; alla fine dello stesso anno si inaugura anche una sua mostra personale presso la Galleria del Cinema II di New York. Inoltre, come editor, lavora per “Life”, “Time” e altre riviste. A metà degli Sessanta è presente in due collettive: una all’Empire State Building, e l’altra all’Hilton Rockefeller Center; e inizia a collaborare, in veste di redattore di cronaca d’arte, per l’agenzia ANSA.
Ugo Guarino, nel 1967, torna in Italia, a Trieste, dove lavora come pittore presso i cantieri navali, facendo opere di manutenzione. Nel 1969 pubblica una rivisitazione grafica del romanzo “Cuore” di De Amicis; mentre, l’anno dopo, partecipa alla mostra “Arte e Fantascienza” al Castello di San Giusto (Trieste).
Nel 1972, Guarino – introdotto da Gaetano Kanizsa – inizia la sua collaborazione con l’equipe che sostiene la riforma della disciplina psichiatrica di Franco Basaglia.
Sempre in questo periodo, l’artista promuove il progetto “Arcobaleno”, che consiste in spazi bianchi murali, da riempire liberamente; poi l’idea si sviluppa arrivando nelle scuole: gli scolari vengono invitati ad esprimere la loro creatività con collage e disegni, commentando la necessità della liberazione dei malati di mente. L’anno seguente, insieme ad altri artisti, guidati dallo scultore Vittorio Basaglia – cugino di Franco – partecipa alla realizzazione della scultura “Marco Cavallo”.
Tra i colleghi dell’equipe basagliana, Guarino collabora in particolare con Danilo Sedmak, Franco Rotelli, Peppe Dell’Acqua – quest’ultimo, alla conferenza, ha rammentato che: “Ugo, durante le riunioni, disegnava continuamente e nel suo taschino teneva sempre dei pennarelli”. A documentare il lavoro di questo gruppo sono i fotografi Fabio Battellini e Claudio Ernè, il quale, grazie a Battellini, ha incontrato Guarino – per la prima volta – in un bar di Piazza Volontari Giuliani, verso le due di notte e – come ha ricordato durante la conferenza – la scena, al momento dell’incontro, ricordava il quadro “I nottambuli” di Hopper: nel locale c’era solo Guarino con il barista.
Guarino, nel 1975, durante l’inaugurazione della sua mostra “I Testimoni” – dei totem costruiti con pezzi del mobilio del manicomio – incontra Michele Zanetti – Presidente della provincia di Trieste negli anni della rivoluzione basagliana. Zanetti – alla conferenza dello scorso anno – ha definito l’artista triestino “una particolarità artistica ed umana molto singolare”.
Fino all’inizio degli anni Ottanta, Guarino sostiene e porta avanti, con varie opere e iniziative, il pensiero di Basaglia; continua sempre la sua collaborazione con il Corriere della Sera.
Tra il 1983-’84 Guarino viaggia frequentemente tra Italia e Stati Uniti, dove si sposa con l’artista americana Barbara Shawcroft.
Nel 1991, realizza, in via Tor Bandena (Trieste), il murales “Da Trieste per i porti del mondo”, raffigurante una nave portacontainer.
Nel 1995 inizia la sua collaborazione con la rubrica quotidiana “La Stanza di Montanelli”; dopo la morte del giornalista, Guarino continua a fare le sue vignette per le “Lettere al Corriere” di Paolo Mieli e Sergio Romano, fino al settembre del 2014.
Il 24 giugno del 2015, presso il Museo Revoltella di Trieste, in presenza dell’artista, viene inaugurata la sua mostra personale: “L’alfabeto essenziale”.
Nadia Pastorcich ©centoParole – riproduzione riservata.
Invalid Displayed Gallery