Il valore del regalo: buon 2015

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Roberto Srelz - il valore del regalo“Il mondo si prepara alla fine d’anno in una condizione economica molto fragile, con la produzione industriale in calo in Cina, l’Eurozona sempre debole, e il Gigante Russo in una vorticosa spirale di crisi. ‘Sono di nuovo tempi incerti, e c’è il rischio di una nuova recessione globale’ (Stephen Webster)”. (Reuters) 

Lo spunto per salutare i lettori, in fine d’anno, arriva dagli articoli dei quotidiani e degli altri periodici specializzati: dopo una carrellata su molti fatti legati alla finanzia, agli investimenti e alle borse mondiali, con sorpresa rilevo, andando a ritroso, che molti citano l’ingresso della Lettonia nell’area Euro e la sua acquisizione dello stato di diciottesimo membro dell’Unione Europea come primo fatto importante del 2014. Ancora una volta un fatto di natura economica, quindi, con conseguenze politiche rilevanti (pochissimo tempo dopo: l’Ucraina). Spesso centoParole parla d’arte, d’immagine, di fotografia: cos’hanno a che fare, queste forme d’espressione della creatività umana, con le notizie sull’economia e con la crisi mondiale?

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Di tanto in tanto – sempre più spesso – m’imbatto in richieste (fattemi da agenzie organizzatrici, da manager, da associazioni) – di partecipare, come fotografo, a eventi, a manifestazioni, a esibizioni in luogo pubblico, a concorsi e concerti. Nulla di male; finora mi ha sempre fatto piacere, e continua nella maggior parte dei casi a farmelo. Spesso ho regalato le mie foto, e spesso ho ricevuto ringraziamenti sinceri. Molte volte le mie foto sono state pubblicate, altre volte ho partecipato a mostre o altre manifestazioni; condividere una passione come quella fotografica con altri appaga: è bello, ci si sente bene, e trovo che questo sia un sentimento molto condiviso nella categoria dei fotografi e anche in quella dei giornalisti.

Roberto Srelz - il valore del regaloDi recente, però – sempre più spesso – ho notato l’insistenza per la firma di documenti redatti in forma di ‘liberatoria’ di qualche tipo: mi viene chiesto di contribuire con le mie foto alla promozione di un evento (c’è però, allegato, ‘un modulino da firmare’), o autorizzazioni relative alla tutela dell’immagine e alla famigerata ‘Privacy’. Una delle innumerevoli liberatorie che ho avuto in mano, o che mi sono passate rapidamente davanti agli occhi in una email, recita (non la riporto integralmente):

” … Con riferimento alle Fotografie – siano esse considerate opere fotografiche dell’ingegno ovvero fotografie semplici ai sensi della Legge sul Diritto d’Autore n. 633/1941 (“LDA”) – garantisco di essere l’unico autore e cedo, a titolo definitivo, per tutto il mondo, i seguenti diritti di utilizzazione economica e pubblicazione delle Fotografie … “

Roberto Srelz - il valore del regaloQuel ‘per tutto il mondo’ desta la mia attenzione, mi fa venire in mente la crisi mondiale di cui parlavamo e suscita la mia curiosità: è il ‘Punctum‘, che trasforma questa liberatoria che ho davanti a me (senza specifico riferimento a essa) da lettera tutto sommato banale e neanche tanto ben fatta in ‘quella liberatoria’ – la liberatoria che vale la pena di essere commentata.

Leggo:

“… I crediti fotografici relativi alla mia attività (nome del Fotografo) dovranno essere riportati, ove possibile, direttamente sulla Fotografia … “

Involontariamente apprezzo (senza comprenderla nel contesto della lingua italiana) la ‘F’ maiuscola su Fotografie e Fotografo (poi penso, proprio a causa di quel sentimento istintivo, che forse è stato fatto apposta – e il sentimento cambia). C’è scritto: ‘Ove possibile’, che interpreto come: ‘Se potremo, scriveremo che le foto sono tue‘. Va bene (…). Quale sarà il criterio che stabilirà il ‘possibile’ o ‘non possibile’, e che potrà far sì che il mio nome appaia come autore accanto a quello della fotografia?

Roberto Srelz - il valore del regaloL’obbligo di legge alla menzione dell’autore esiste, in realtà, solo in relazione a foto creative/interpretative. E qui si apre il tema: che cos’è una foto creativa/interpretativa?

Si potrebbe dire: ‘Definiamo foto creativa/interpretativa una foto nella quale il soggetto o il contesto sono stati sensibilmente alterati …’. Una foto ‘Lensbaby‘ fatta a una persona nel corso di un evento è creativa? Indubbiamente si. Nello stesso tempo è però anche documentaristica. Una foto Instagram, alterata digitalmente nei colori e nello sviluppo, è  documentaristica? Ma certo. Però è anche interpretativa. Chi potrà decidere?

Mi viene poi in mente la distanza di ripresa. Se vi filmo da un mini drone che vola, silenzioso, sopra di voi … il documento che volete che io firmi – la liberatoria – è valido? Non sempre. Chi lo sa. Per quanti metri è tutelata la sfera di riservatezza individuale, e sono metri cubi o metri lineari o metri d’altezza? Cosa posso ottenere da una fotografia Lytro? E che fine fanno le riprese fatte dalle Webcam posizionate a ogni incrocio di città? (vengono sicuramente distrutte, dopo pochi minuti. Ci mancherebbe. Non penserete di metterlo in dubbio? – recentissimo, il caso del sito Internet attraverso il quale era possibile vedere le immagini di moltissime case del mondo nelle quali era installata una Webcam non protetta … )

Roberto Srelz - il valore del regaloAbbandono il drone e ritorno con i piedi sulla terraferma.

Documenti redatti come la liberatoria sopra riportata possono pur rispettare gli elementi del diritto (con beneficio d’inventario); rivelano però una percezione distorta, ormai purtroppo piuttosto diffusa, di che cosa siano in effetti la proprietà intellettuale di un’immagine, la tutela dell’immagine di una persona (argomento molto complesso, soprattutto se si tratta di uno scatto non nascosto fatto in luogo pubblico) e soprattutto la normativa sulla Privacy (ovvero: Codice in materia di protezione dei dati personali).

Si tratta di una normativa indubbiamente opportuna, assolutamente necessaria; adeguata al suo contesto. Interpretata però, e utilizzata da aziende, organizzazioni, privati (che molto spesso non l’hanno neppure letta attentamente; se per errore, o per malizia, non sappiamo dirlo, quindi propendiamo, in buona fede, per l’errore) in maniera che è in molti casi completamente sbagliata.

Roberto Srelz - il valore del regaloChi fra noi fotografi e foto amatori non ha letto o non ha compreso la norma, spesso si adegua e firma quello che gli viene chiesto di firmare, e moltiplica, così, l’errore originario, come l’onda di un eco …  ‘Nel dubbio, meglio mettere le mani avanti!’ – ma se non le mettiamo avanti bene, quando cadiamo ci facciamo ancor più male. È lecito, e intellettualmente onesto, se il nostro desiderio creativo è quello di fare del Reportage e fotografare dei bambini che giocano e sorridono, prendere un volo per l’Iraq o per la Costa d’Avorio, e laggiù girare con qualche banconota nel portafogli adatta alle offerte, così da poter far foto a soggetti che dalle leggi dei loro paesi non sono tutelati come in Europa? Ci sentiamo meglio facendo così piuttosto che affrontando il problema, con maturità, a casa nostra?

Riportavamo qualche tempo fa l’articolo di Michele Smargiassi “Dalla pecetta al Burqa: Vietato!“:

[…] “È successo che anche il con­cetto di privacy,  sacrosanto e prezioso, ha finito per cambiare segno nella considerazione di massa, ro­vesciandosi in qualcosa che se non è il suo opposto poco ci manca. Il diritto alla tutela e alla proprietà della propria immagine è nato per difenderci dagli usi impropri, diffamatori o commerciali della nostra identità visuale, è nato per impedire che altri, malin­tenzionatamente, la sfruttino e la mercifichino. Ma in questa società di merce, quando dici “hai diritto a questo”, ormai tutti capiscono “allora possiedo una cosa che ha un valore!,’ un valore monetizzabile, un valore su cui puoi fare un guadagno. La privacy diventa cosi (grazie anche a una giurisprudenza che forza il senso originario delle leggi) la chiave che ti autorizza a trasformare la tua immagine in un og­getto mercantile che da’ origine a un profitto. Mi hai fotografato senza permesso? E io ti faccio causa per danni.

Andatelo a chiedere ai fotografi: ciascuno avrà i suoi deprimenti episodi da raccontare. Ma ragioniamo: proteggere dallo sfruttamento e sfruttare non sono due cose opposte? E poi, cosa mi da il diritto di vendere quell’immagine di me che chiunque può gratuitamente vedere mentre pas­seggio per la strada? A chi appartengono i fotoni che rimbalzando sul mio volto si diffondono nell’at­mosfera? La fotografia è solo una forma evidente e oggettivata di quel prelievo della mia immagine che qualsiasi persona io incroci nella mia vita sociale non può che compiere, liberamente, non appena posa gli occhi su di me. Per proibirglielo non mi resterebbe che chiudermi in casa, o in un burqa . Proviamo a immaginare i divieti islamici in questa chiave, come una forma estrema, integralista e maschilista di protezione del diritto all’immagine: in questo caso, il diritto del marito alla proprietà esclusiva dell’im­magine della moglie.

Il problema non è vietare lo sguardo, ma sorvegliare l’utilizzo.

[…] Michele Smargiassi

Roberto Srelz - il valore del regaloDonare una fotografia.

“I doni non hanno lo stesso scopo del commercio e dello scambio nelle nostre società più elevate. Lo scopo è prima di tutto morale, l’oggetto è quello di produrre un sentimento di amicizia tra le due persone interessate e se l’operazione non ottenesse questo effetto tutto verrebbe meno.” [Marcel Mauss] … “Dono e mercanzia rappresentano le forme sociali attraverso cui è possibile oggettivare particolari relazioni sociali.”

Si potrebbe dire quindi, cercando una terza via fra il ‘dono’ tipico delle società antiche e mitiche e la ‘mercanzia’ tipica delle società moderne, che senza dubbio un fotografo possa donare le sue immagini a chiunque voglia. Regalarle completamente, senza volere, per sua scelta, accampare più alcun diritto su di esse: una decisione di tipo morale, volontaria , motivata da un sentimento come comprensione, commozione, amore, desiderio di contribuire. Un regalo può anche essere richiesto – perché no; richiesto, però – non imposto in carta bollata.

“Il valore del dono sta nell’assenza di garanzie per il donatore, un’assenza che presuppone una grande fiducia negli altri” .

Roberto Srelz - il valore del regaloIn conclusione.

‘Libertà’ è una delle parole più usate e abusate – e ne riparleremo. La volontà era quella di spingerci a riflettere, oggi, e come proposito per l’ ‘anno che verrà’, su quanto importanti siano la libertà di fotografare – di rappresentare su un foglio, di descrivere  a parole – cosa vogliamo, dove vogliamo, come vogliamo senza dover per forza portar con noi una valigetta piena di liberatorie prestampate. Facendoci guidare dalla nostra sensibilità, dalla nostra etica di fotografi – di artisti, di giornalisti. Assumendosi in prima persona la responsabilità di ciò che si fa, si dice e si scrive. Nulla è meno certo dei criteri che permettono di stabilire se una foto o un’opera d’arte sia lecita o meno: la decisione sta in noi.

E senza dimenticare il valore di ciò che, come fotografi, stiamo facendo. Se nel documento aggiungete anche una clausola secondo la quale, ‘gentilmente’ (e senza pacca sulla spalla) mi chiedete di donarvi le foto che ho fatto (ed esenti da vizi! – liberate da qualsiasi responsabilità voi possiate avere), compreso qualsiasi tipo di beneficio economico possiate ricevere ora e per sempre da quelle foto … non verrò a farvi le foto. Senza rancore.

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Il valore del regalo. Posso consapevolmente regalare; ma se quel regalo voi lo pretendete – magari pensando di moltiplicarne il valore, a vostro uso e consumo – non è più tale, e sarà giusto compensarlo. Chiedendosi se sia vero che alla radice di una crisi che non accenna (se non lievissimamente) a diminuire ci siano stati davvero anche l’eccesso del desiderio di guadagno e la speculazione estrema in molte forme. Iniziando a ritrovare, pur nei limiti di ciò che è reale, ammissibile e rapportato al nostro contesto, il significato di ‘giusto guadagno’ anche nelle piccole cose, e riuscendo a identificare meglio qual’è il limite morale.

Buon 2015.

Roberto Srelz © centoParole Magazine – riproduzione riservata.

(foto dell’autore)

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