EPISTOLARIO: Caro mio fratello, lei e nessun’altra!

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Etten, 12 novembre 1881

 

Caro Theo,

 

una frase della tua lettera del 6 novembre esige una risposta a parte.

Mi dici: “Se fossi in te, non mi perderei di coraggio ma lascerei le cose come stanno per quanto riguarda coloro che non sono direttamente interessati nella faccenda. Credo che tale tuo atteggiamento stupirebbe queste persone che ora interferiscono, e le disarmerebbe”. Sarebbe stato un ottimo consiglio, se già non avessi provato questa tattica trovandola efficace. Così, posso dirti soltanto: “Si, hai ragione, lo sapevo già”. Ma poi, che altro hai da consigliarmi? Non devi dimenticare che vi sono casi in cui non è sempre sufficiente stare sulla difensiva, specialmente quando la strategia del nemico si basa sull’incauta supposizione che io non possa far altro che attendere, mantenendomi sulla difensiva.

Theo, se tu fossi innamorato come lo sono io – e perché dovresti esserlo diversamente? – scopriresti in te qualcosa di assolutamente nuovo. Tu ed io, che di solito trattiamo con la gente e svolgiamo un determinato lavoro (tu in grande, io in piccolo), siamo abituati a lavorare soprattutto col cervello – con una certa diplomazia, con un certo calcolo. Ma il giorno in cui ti innamorerai, ti accorgerai con stupore dell’esistenza di un’altra forza che ti spinge ad agire – e sarà la forza del cuore.

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Non posso credere che tu voglia includere i miei e i suoi genitori tra “coloro che non sono direttamente interessati nella faccenda”. Al contrario, non posso supporre che sarebbe superfluo discuterne con loro di tanto in tanto; specialmente dato che il loro atteggiamento non è né positivo né negativo. Voglio dire con questo che non fanno niente apertamente, né per ostacolarmi, né per favorirmi. Non riesco a capire come possano sopportare questa situazione ambigua e meschina.

Oh quanto tempo prezioso si sta forse perdendo così! Anche se tu preferissi essere incluso fra “coloro che non sono direttamente interessati”, io continuerei ugualmente a parlarti di tanto in tanto, anche contro la tua volontà. Quando ne parlai a papà, quest’estate, mi interruppe con un aneddoto riguardante un tale che aveva mangiato troppo e un altro che aveva mangiato troppo poco… una storia senza capo né coda, che non aveva nulla a che vedere con il mio caso, tanto che mi chiesi: “Che è successo a papà?”… Se fossi esitante, se tentennassi ancora, potrei lasciarmi influenzare dall’atteggiamento di papà e mamma. Ma ora è tutto diverso. L’amore mi ha reso deciso e sento in me una nuova, sana energia. Esattamente come tutti coloro che amano davvero. Quanto voglio dirti fratello, è né più né meno di questo: credo fermamente che in ogni uomo si nasconda una grande forza che potrà destarsi il giorno in cui incontrerà colei della quale potrà dire “lei e nessun’altra”.

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C’è qualcosa di sbagliato in coloro che hanno in sé più ambizione e avidità di denaro che amore. E c’è qualcosa di sbagliato anche in coloro che, avendo soltanto amore, non sanno come guadagnare denaro. Dentro di noi l’ambizione e l’avidità si associano contro l’amore. I germi di entrambe queste forze sono in tutti noi fin dall’inizio e si sviluppano in seguito, generalmente in proporzioni disuguali: la prima forza è l’amore, l’altra, l’ambizione e l’avidità! …..

….. Ma appunto perché l’amore è tanto forte, di solito, in gioventù (intendo a 17, 18 o 20 anni), noi non siamo abbastanza forti per continuare sulla dritta via! Le passioni sono come le vele di una piccola nave. E colui che si abbandona interamente ai propri sentimenti a vent’anni prende troppo vento, la sua nave imbarca troppa acqua – e affonda. Poi, talvolta, riesce ancora a riaffiorare in superficie….

Che genere di amore fu mai il mio a vent’anni? È difficile da definire: allora le mie passioni fisiche erano molto deboli, forse in seguito agli anni di grande povertà e di duro lavoro. Ma forti erano le mie passioni intellettuali: senza chiedere nulla in cambio, nemmeno pietà, volevo soltanto dare e non ricevere. …   Chi devia a destra o a sinistra non può fare a meno di cadere. Anch’io caddi e fu un miracolo se riuscì ad alzarmi. Per riacquistare il mio equilibrio, trovai un grande aiuto nella lettura di libri che trattano delle malattie fisiche e morali.

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Compresi meglio il mio cuore e anche quello degli altri. Gradualmente, ricominciai ad amare il mio prossimo e me stesso e poco per volta rinacquero il mio cuore e ma mia anima, che per un certo tempo erano stati disseccati e inariditi da sofferenze di ogni genere. E più mi avvicinavo alla realtà e frequentavo il mio prossimo, più sentivo rinascere in me una nuova vita. Finché, un giorno, la incontrai.

Se tu dovessi dirmi: “ Bada a non dare tutto senza ricevere nulla” – avresti perfettamente ragione. Ti rispondo: ho già fatto quest’errore una volta, rinunciando ad una ragazza che poi sposò un altro, e andandomene lontano da lei, ma tenendola sempre nei miei pensieri. Fu fatale.

Theo, per dimostrarti che sono in grado di ragionare con calma, pur essendo innamorato, ti dico:

Se lei ed io fossimo sentimentali e teneri di cuore, avremmo già potuto sposarci – e grandi guai ne sarebbero seguiti. Povertà, fame, freddo, malattie etc., E tuttavia sarebbe sempre meglio essere insieme che non divisi.

Se fossi stato in preda a violenta passione ed essa vi avesse ceduto, tale passione si sarebbe spenta – il mio lendemain de fete sarebbe stato desolazione, e il suo un cuore spezzato.

Se lei fosse stata una civetta e avesse giocato col mio cuore ignaro, io sarei stato uno sciocco – ma uno sciocco sublime, se uno sciocco può essere sublime.

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Se l’avessi desiderata per altri motivi – per denaro, ad esempio, o per sensualità – e se avessi pensato: “Non può sfuggirmi per questa o quella ragione”, sarei il più miserabile dei gesuiti e dei farisei.

Se giocassimo a fratello e sorella, agiremmo come bambini e sarebbe assolutamente fuori posto.

Se non dovesse mai ricambiare il mio amore, probabilmente rimarrei sempre scapolo.

Se dovessi accorgermi che ama un altro uomo, me ne andrei lontano lontano. …..

…. Ma se lei ed io dovessimo sorgere a nuova vita con rinnovata energia, il futuro non sarebbe più oscuro.

La sua manina di dama si unirebbe nel lavoro alla mia mano di disegnatore, e il pane quotidiano non mancherebbe nemmeno al suo bambino.

Se la mia richiesta di matrimonio avesse avuto altri motivi, lei mi avrebbe disprezzato – e invece non mi disprezza.

 

 Tuo affezionato, Vincent

Tratto da: Lettere a Theo – Vincent Van Gogh. Edizione Guanda

Francesca Schillaci © centoParole Magazine – riproduzione riservata

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