Chi non conosce i famosi mattoncini di plastica che da oltre sessant’anni fungono da sfogo creativo per generazioni e generazioni di ragazzini. Tutti hanno almeno una volta nella vita giocato con i mattoncini LEGO realizzando creazioni delle più fantastiche grazie a questi semplici bricchi di plastica di 1cm per 2mm. Ora la funzione ludica viene associata ad un intento artistico grazie allo scultore Statunitense che proprio al nuovo mezzo di poliuretano affida la sua ricerca. Nathan Sawaya, questo è il nome dell’artista nato nello stato di Washington e che affrontò gli studi giuridici prima di sbocciare nel mondo dell’arte nel 2004. Proprio in tale data, egli aprì il suo studio a New York e da un decennio affascina il mondo con le sue creazioni: sculture di varie dimensioni che indagano principalmente l’introspezione umana, tutte realizzate attraverso i LEGO. In dieci anni Sawaya portò le sue creazioni in giro per il mondo ammaliando non solo i suoi connazionali: The Art of the Brick ( letteralmente L’arte del mattoncino) è il titolo della mostra itinerante che conquistò il Nord America l’Asia e l’Australia riscuotendo oltre un milione di visitatori e che da questo autunno è sbarcato a Londra. Fino al 12 Aprile a Londra presso Old Truman Brewey, sarà possibile ammirare più di ottanta opere tutte realizzate con il nuovo medium. Osannata dalla critica come una delle mostre da non perdere, questa si presenta come un’esibizione originale che merita sicuramente il tempo perso per trovare l’edificio che la ospita. La particolarità viene sottolineata già nei primi passi all’interno delle sale espositive in quanto viene incoraggiato lo spettatore a scattare fotografie sempre escludendo l’opzione del flash. Già dalla prima sala si rimane spiazzati dalle prime sculture: riproduzioni della Venere di Milo, del Davide di Michelangelo fino al ritratto di Rembrandt per poi passare all’incredibile Onda di Hokusai, tutte rigorosamente realizzate con i LEGO.
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Stupefacente è la precisione con cui queste opere sono riprodotte tanto che hanno l’aspetto di veri dipinti su tela se viste da una adeguata distanza. Ma il cuore dell’esposizione si trova nelle sale successive dove con immensa sorpresa vengono proposte opere di una complessità inverosimile; nonostante l’aspetto puerile del materiale utilizzato, Sawaya capace di trasportarci in una nuova dimensione tra Pop Art e Surrealismo creando un gioco tra luce, colore, materiale e prospettiva. Osservando i soggetti in queste sale salta subito all’occhio che è l’essere umano, nella sua complessità e soprattutto nell’indagine della sua solitudine, ad essere il fulcro delle ricerche di Sawaya. Soggetti lacerati, ingabbiati in una continua ricerca di se stessi, nella solitudine della propria essenza, oppure trattenute da demoni interiori e del passato.
L’importanza del contenuto non offusca di sicuro la bellezza che connota tali sculture, data dalle loro dimensioni colossali e dalla loro complessità della realizzazione; tra le più di ottanta proposte, si può ammira addirittura la riproduzione dalle proporzioni reali dello scheletro di un T-Rex realizzato con più di Ottantamila pezzi.
Nonostante aspetto artistico sia ponderante i mattoncini rimangono principalmente un mezzo per la fantasia dei più piccoli che anche qui sono invitati ad esprimere alla fine del percorso grazie al laboratorio adeguatamente accessoriato.
Sicuramente il lavoro di Sawaya può essere assaporata da un’ampia fascia di pubblico; egli riesce ad associare arte e gioco trasportando così anche gli spettatori maturi in un atmosfera fanciullesca suscitando un ritorno all’età dell’innocenza.
Barbara Leone © centoParole Magazine – riproduzione riservata
foto:Barbara Leone