“Genesi” è il frutto di un lungo reportage fotografico di Sebastiao Salgado durato otto anni e che dal 26 Giugno al 2 di Novembre trova spazio presso il Palazzo della Ragione a Milano.
Dopo tanti mesi di attesa, arriva, finalmente la possibilità di prendere parte a questo evento e farsi incantare da uno dei lavori fotografici più belli ed impegnativi a cui si possa assistere.
La mostra fotografica consta di foto realizzate tutte in bianco e nero, collocate in diversi spazi corrispondenti ai diversi luoghi esplorati dal fotografo, come l’Africa, l’Amazzonia, l’Antartide, l’America del Nord e del Sud e gli sconfinati deserti Siberiani.
Spinta dalla curiosità integro la visita con un’interessante audioguida: la voce narrante che mi accompagna da uno scatto all’altro non è però una voce critica e didattica, ma bensì il commento del fotografo stesso.
Per quanto si cerchi la concentrazione per seguire il racconto, la mente restava sorda, completamente rapita dal senso della vista: le foto suscitano e destano emozioni forti e talvolta opposte, come gioia, stupore, fascino, paura, timore e talvolta anche commozione.
Non volendo però scrivere un commento che si limiti a esprimere e descrivere tecnicismi e osservazioni fotografiche, mi immergo nella lettura del libro autobiografico di Sebastiao Salgado, intitolato “Dalla mia Terra alla Terra”, che mi permette odi conoscere meglio il mondo e la vita del fotografo, avendo inoltre modo di capire meglio ciò che avevo osservato con i miei occhi, divenendo più conscia e partecipe.
È una lettura molto coinvolgente, trovando in questo fotografo una ricchezza di vita e d’animo indescrivibili: egli narra gli avvenimenti della sua vita passando dall’infanzia immerso nella contemplazione della natura e della luce che ha imparato a conoscere con attenzione, rendendo così i suoi scatti avvolti da una luminosità morbida, carezzevole e mai invadente, all’incontro con la fotografia avvenuto assieme alla moglie, sempre partecipe dei suoi progetti fotografici. Nel racconto, e nella vita, tale incontro non è destinato ad essere un semplice punto d’intersezione tra due cammini: la volontà di Salgado di abbandonare la solida certezza garantita da una vita da economista si trasforma n un desiderio concreto di realizzare reportage fotografici che possano esplorare temi da lui profondamente sentiti. Tutto ciò ha porta anche ad inevitabili difficoltà: il fotografo infatti non nasconde le fatiche dei cammini da lui intrapresi e come le barbarie e le crude realtà create dall’uomo lo abbiano inciso profondamente nell’animo.
“Genesi” è una realizzazione di tutto ciò l’autore desidera comunicare: la bellezza della natura inesplorata ed incontaminata, il disagio delle popolazioni colpite dalle guerre e dall’effetto collaterale dell’industrializzazione, il fascino nascosto del mondo animale.
È così quindi che Salgado, nell’offrirci immagini di paesaggi naturali spettacolari, di un mondo animale pieno di sentimenti e di razionalità, di popoli Indios aventi la propria cultura e tradizioni, ci comunica quanto il pianeta sia vivo e costituisca un unico grande organismo, ove gli esseri umani, per quanto appartenenti a realtà diverse, vivono nutrendo gli stessi sentimenti. Ci spiega inoltre quanto sia importante il ritorno verso la natura, l’amore e il rispetto della medesima, poiché l’urbanizzazione e la tecnologia ci hanno allontanato da essa, portandoci ad essere sempre più autonomi, ma anche sempre più soli ed individualisti.
Per la realizzazione di questo reportage, l’autore ha dovuto vivere in condizioni di difficoltà, lontano da tutti i comfort che la nostra società ha integrato e a cui difficilmente riusciamo o desideriamo rinunciare: i primi scatti risalgono al 2004, sino ad arrivare ad un più vicino 2012.
La fotografia è dunque il linguaggio con cui Salgado vuole comunicare il suo modo di vivere ed osservare la realtà: non mancano infatti nel libro i suoi pensieri riguardanti il mondo della fotografia e l’approccio che egli ha. “Genesi” è un’opera fotografica piena di difficoltà ma anche ricca di amore e passione per questa forma d’arte: “Fotografare è la stessa cosa: bisogna avere la pazienza di aspettare che accada qualcosa. Perché qualcosa accadrà, per forza. Nella maggior parte dei casi non si hanno i mezzi per accelerare gli avvenimenti. Bisogna quindi saper assaporare la pazienza.”
Letizia Bevilacqua © centoParole Magazine – riproduzione riservata