Tristano Alberti, scultore, nasce a Trieste il 25 giugno del 1915 da Bruno Alberti (Trieste 1894 – 1963) e Giovanna Corrado (Trieste 1894 – 1943), che hanno poi avuto altri due figli: Adriano (1919), anch’egli scultore, e Gigliola (1925) – nel 1953 si trasferisce a Bolzano, città dove tutt’ora vive. Il padre di Tristano resta vedovo precocemente e si sposa nuovamente con Luigia Sushmel – dalla quale non ha figli.
Tristano Alberti conosce Fernanda, la sua futura moglie, quando ha diciassette anni – lei ne ha quattordici. I due da quel primo incontro non si lasciano mai più. Lei – soprannominata “Dina” – è la sua musa, la sua fonte di ispirazione, l’emozione che dà vita ad alcune sue opere.
Nel periodo giovanile l’artista frequenta la sezione “Scultori ornatisti” della scuola per Capi d’arte, all’Istituto ‘Alessandro Volta’ di Trieste, una scuola molto prestigiosa. Come maestro si ritrova Alfonso Canciani, però Tristano non porta a termine il corso di studi; prosegue presso l’Istituto Magistrale, anche se conserva la sua enorme passione per le arti figurative, che ormai fanno intensamente parte della sua vita. Da autodidatta sperimenta, attraverso la scultura, ogni tipo di espressività che la materia prima, modellata, può creare. Numerose sono le amicizie con gli altri artisti, come Marcello Mascherini, Ugo Carà, Riccardo Bastianutto.
Verso la metà degli anni ’30 Tristano viene assunto come impiegato presso la Fabbrica Macchine di Sant’Andrea di Trieste. Nonostante il lavoro, che gli porta via molto tempo, Alberti inizia a dedicarsi con ancor maggiore intensità alla scultura nelle ore libere. Ed è proprio in questi anni che Tristano partecipa alle rassegne artistiche organizzate nella città – una delle tante è la X Interprovinciale d’Arte del Sindacato Fascista, presso il giardino pubblico Muzio de Tommasini. Nel 1937 Alberti fa la sua prima mostra personale al Salone Michelazzi di Trieste. Sempre in questo periodo l’artista si avvicina al ritratto – genere che amerà e prediligerà sempre – che lo porta a realizzare, in gesso, una serie di teste: ‘Mia madre’, ‘Gigliola’ (la sorella), ‘Mio fratello’ (Adriano), ‘un Frate’ (per la realizzazione si ispira a uno suo zio); inoltre immortala anche alcune personalità dell’epoca come l’attore Alberto Catalan e il pugile Valenti.
Nel 1941, Tristano si sposa con Fernanda Polli e nel ’51 nasce Rinaldo. La famiglia vive in via dei Leo 15 dove, nelle vicinanze, si trova anche lo studio dell’artista. Nel 1944, purtroppo, il bombardamento Alleato su Trieste distrugge la casa, le opere e lo studio di Alberti: in seguito al brutto evento, la coppia si trasferisce in via Pacinotti – vicino a San Giusto. Alberti riprende la sua attività artistica: partecipa, nel ’45, alla Mostra collettiva degli Artisti Triestini presso la Galleria d’arte di Trieste, e nel ’46 alla I Mostra d’Arte della Lega Nazionale, nella stessa galleria. Sempre nel ’46 si trasferisce con la moglie in una mansarda-studio in via Crispi.
Il 1948 lo vede partecipare, con una ‘Deposizione’, ‘San Giorgio che combatte il drago’, e il ‘Compianto delle Donne’, alla II Mostra Giuliana d’Arte Sacra – prima sua partecipazione ad una rassegna d’arte sacra. Successivamente seguiranno altre presenze a esposizioni a tema religioso, anche a livello internazionale; in quegli anni Tristano riscuote un notevole successo aggiudicandosi premi e riconoscimenti. Sempre nel ’48, Alberti realizza una mostra personale, presso la Galleria d’Arte di Trieste. Negli anni ’40 – oltre al ritratto – Tristano modella una serie di nudi, che fanno riferimento all’arte di Auguste Rodin, Aristide Maillol e Emile-Antoine Bourdelle. Nel 1949, inaugura lo studio in via Crispi 32; a presenziare all’evento sono anche alcuni suoi amici e un gruppo di artisti.
Negli anni Cinquanta c’è un cambiamento nei ritratti di Alberti: diventano più semplici e vicini all’arte moderna. Nel 1951, un bozzetto dell’artista viene scelto per la realizzazione di un bronzetto e un sigillo per il “Premio cinematografico del Festival del ragazzi”: per il suo lavoro artistico, riceve un riconoscimento di 250 mila Lire. Sempre nello stesso anno partecipa alla VI Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma, dove vince il premio per la scultura. Una delle opere esposte è il ‘Gatto’, ed è proprio grazie al Gatto che Alberti inizia a produrre sculture a soggetto animale. Gli artisti premiati alla VI Quadriennale di Roma espongono i loro lavori in una mostra itinerante che va anche oltre confine raggiungendo la Francia e concludendosi a Siena.
Nel 1953, in occasione del “II Festival dei ragazzi”, viene indetto un concorso per la realizzazione di una fontana; Alberti vi partecipa e vince – ex-aequo Franco Asco. Purtroppo la fontana, che doveva sorgere nel piazzale davanti alla stazione ferroviaria di Trieste, non verrà mai realizzata.
Nel 1954 la scultura del ‘Leopardo’ – scultura presente nella mostra dei premiati alla VI Quadriennale – viene acquistata dal Museo Revoltella di Trieste. Sempre in questo anno vince il secondo premio del concorso di primo grado per la realizzazione di un monumento sacro. L’effige dell’Immacolata di Alberti si trova oggi nella chiesa di via Capodistria a Trieste.
Oltre ai gessi e ai bronzi a tema animale, l’artista, a fine anni Quaranta e inizio anni Cinquanta, si dedica alla realizzazione di acrobati e contorsionisti. In questo periodo espone alcune sculture a tema circense nel Padiglione della fiera di Trieste e a Vienna alla Austellung der Triestner Künstler. L’anno seguente partecipa a un giro di mostre per l’Australia con il ‘San Sebastiano’ in bronzo.
Nel periodo degli anni Cinquanta continua a partecipare a mostre, rassegne a Trieste e in giro per l’Italia. Già dagli anni Quaranta vengono commissionati ad Alberti alcuni lavori: il busto di Umberto Felluga, il rilievo collocato presso l’asilo Fonda Savio di Trieste, il ritratto di Alcide De Gaspari, il gesso del poeta triestino Virgilio Giotti, l’erma di Giorgio Reiss Romoli (nel Villaggio del Fanciullo di Sistiana) e del fratello Guglielmo, il ritratto del medico Smareglia (all’ospedale civile di Grado), l’erma in bronzo di Santorio (all’ingresso del Sanatorio di Poggioreale del Carso).
Nel 1956, da via Crispi si trasferisce in via Ferraris, mentre il suo nuovo studio si trova in via Timeus, ed è proprio qui che realizza un corso di scultura e sbalzo su metalli, organizzato dall’Università popolare di Trieste. Successivamente insegna presso l’Istituto Statale d’arte della città. All’inizio degli anni Sessanta, l’Opera Assistenza Profughi Giuliano Dalmati commissiona a Tristano una serie di effigi sacre raffiguranti i patroni delle terre abbandonate dai profughi.
Nel 1964 partecipa alla Trieste Artists’ Exhibit in New York, dove espone un ‘Toro’ e la ‘Donna nella Bora’. È proprio in questa occasione che il ‘Toro’ viene acquistato dalla House Gallery di New York.
L’anno seguente, 1965, Tristano inaugura una nuova mostra personale alla galleria La Bora di Trieste e poi espone a Montevideo (Uruguay), alla XVII Mostra Internazionale d’Arte Premio del Fiorino, dove vi partecipa con la donna nella bora. Nel 1966 a Sistiana, si inaugura la mostra antologica di Tristano Alberti, dove si possono ammirare molte delle sue opere.
Il 10 giugno dello stesso anno viene inaugurato il famoso monumento a Nazario Sauro (situato davanti alla Stazione Marittima di Trieste); del 1967 sono i rilievi di Monte Grisa; del ’68 è il busto di Silio Valerio; e del ’69 è il monumento a Petrarca – oggi nell’omonimo Liceo triestino.
Nel 1969 inoltre partecipa con alcune sue sculture alla mostra “Omaggio al circo”, realizzata in occasione del secondo centenario della fondazione del circo equestre. Sempre lo stesso anno, viene inaugurata una nuova mostra personale del nostro artista, presso la Sala Comunale d’Arte della città.
Molte sono anche le sue opere funerarie presso il cimitero di Sant’Anna di Trieste – tra le quali la tomba della famiglia Godina del 1967. Inoltre, alla fine degli anni Sessanta, Alberti partecipa ad alcuni concorsi per medaglie ‘Uno A Erre’.
La sua ultima mostra personale in vita è del 1974, presso la Galleria Rettori Tribbio di Trieste. Nel 1976, gli viene conferito il premio Cimento d’oro dell’arte e della cultura, per il 1975. Poco tempo dopo, Tristano Alberti viene colto da un improvviso malore e muore; è il 1 febbraio del 1976.
Numerose sono le mostre postume dedicategli negli anni seguenti. Va ricordata la scultura “Il San Giusto d’oro”, di Alberti, che viene data come riconoscimento dai cronisti giuliani a personaggi che hanno reso onore alla città di Trieste.
Nadia Pastorcich © centoParole Magazine – riproduzione riservata
(foto di repertorio gentilmente messe a disposizione da Massimiliano Alberti per centoParole Magazine- riproduzione riservata)