Si è conclusa il 21 aprile presso l’AuditoriumExpo dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, la retrospettiva dal titolo “In piena luce” in memoria del celebre fotografo, regista e ritrattista del Novecento Herb Ritts.
Ritts nasce a Los Angeles in California il 13 agosto 1952 da una facoltosa famiglia ebrea. Più grande tra i quattro fratelli Rory, Gary e Christy per il Natale dei suoi dieci anni riceve da suo padre la sua prima fotocamera, una Kodak.
La sua grande occasione si presentò nel 1987 quando, casualità volle che durante una gita nel deserto di San Bernardino Herb insieme al suo amico Richard Gere dovette fermarsi in una stazione di servizio per sostituire una ruota forata. Mentre Richard cambiava la ruota Herb, ispirato dalla semplicità e dalla situazione, decise di scattare delle foto dell’attore in Blue jeans e canottiera. Queste ultime lo ritraevano con le mani sulla nuca e una sigaretta sospesa tra le labbra appena schiuse.
Le foto vennero usate per promuovere il film American Gigolò,riscontrando notevole successo a livello nazionale. Grazie alle copertine di molte riviste come Vogue, Esquire e Madmoiselle Ritts, riuscì a procurarsi ben presto delle commissioni che lo portarono successivamente a lavorare per personalità importanti tra cui anche Andy Warhol.
L’esplosione della sua carriera artistica raggiunse l’apice negli anni ottanta e novanta, egli infatti riuscì a imporsi sulla scena fotografica mondiale cambiando il modo di fare fotografia.
Creò un nuovo tipo di ritrattistica femminile, reinventando la Fotografia Glamour svilupparsi intorno agli anni venti che vedeva come soggetti principali Pin Up e che veniva spesso equiparate alla banale pornografia. Inoltre introdusse per la prima volta un Glamour maschile nel panorama della riproduzione istantanea, dipingendo uomini palestrati in pose plastiche che si rifacevano alle riviste di fitness e del culturismo degli anni Cinquanta.
Se osserviamo gli scatti di questo fotografo salta subito all’occhio come egli attraverso i giochi di luci ed ombre, riesca a modellare la figura del soggetto immortalato. Questo amore per la luminosità lo aveva portato ad allestire sul tetto del suo studio un set fotografico. Era lì, giocando con la luce naturale, che spesso scattava e forse è proprio da quest’intimità con il sole che gli elementi naturali all’interno delle sue composizioni costruiscono un tutt’uno con il soggetto. Prediligeva linee pulite e forme forti, la semplicità di queste ultime infatti permette a chi osserva di esserne toccato e di comprende la natura del ritratto istantaneamente. Da questo aspetto emerge l’interesse di Ritts per i periodi come quello classico, rinascimentale e d’inizio Novecento. Nutriva una forte ammirazione per la scultura greca classica che lo ha sempre guidato nella composizione equilibrata dei suoi scatti e nella ricerca dell’esaltazione del corpo umano immerso nella sua semplicità. Una caratteristica che contraddistingue le sue fotografie e stride con l’aspetto basico della composizione è la posa spesso estranea ed estrema di chi viene raffigurato, che riesce comunque a trasmettere una sensazione di continuità e completa naturalezza.
Qual’era dunque l’obbiettivo, l’intento, dell’ audace modo di rapportarsi con il mondo della fotografia di Ritts? Una sorta di rivolta del contemporaneo o una semplice intuizione del soggetto?
“Mi piace mescolare le cose, passare dal fascino dell’eleganza agli aspetti più crudi della vita. Non mi interessa se sto fotografando una celebrità o uno sconosciuto: quel che cerco è un’emozione” dichiara Ritts in un intervista con Il Venerdì nel 2001.
“Io cerco di creare un’immagine che mi soddisfi, che mi dia qualcosa“
Tutti, uno dopo l’altro, vengono sedotti dal fascino e dall’intuizione che la sua personalità riesce a catturare lasciando spazio a quegli aspetti meno glamour e più veri che accomunano le grandi Star con le persone comuni. Attraverso questa magia, ogni ritratto diventa unico e originale. Da campagne quali Kelvin Klein e Lancôme, da Guess a Chanel, Valentino, Versace fino alla sua Africa Herb Ritts aveva la capacità di far trasudare dal soggetto quell’ insieme armonioso e allo stesso tempo enigmatico che è racchiuso nell’essere umano.
«Posso solo sperare che anche fra molto tempo chi guarda le mie immagini riesca a emozionarsi. In fondo, che tu fotografi persone famose o no, stai sempre cercando l’anima dell’uomo».
Queste le ultime parole in un’intervista, un’anno prima della sua scomparsa prematura il 26 dicembre 2002. Vorrei solo rendere omaggio ad una personalità come la sua e dire grazie per averci lasciato preziosi frammenti fotografici che saranno sicuramente conservati con cura nella memoria del tempo. Ci lascia così, con una preziosa testimonianza delle ombre e delle luci della natura umana, un maestro dell’arte visiva.
Valeria Morterra @ riproduzione riservata-centoParole Magazine
Il gioco delle ombre e delle luci è l’essenza delle fotografia. Se un fotografo come Herb Ritts riesce nei suoi scatti ad emozionarci, ha raggiunto veramente quello in cui crede e professionalmente vuole trasmettere.