Stefania Pocecco nasce nel 1990 e fin da piccola dimostra interesse per il disegno, i colori e le varie tecniche dell’arte.
Si iscrive all’ Istituto d’Arte “Enrico ed Umberto Nordio” di Trieste dove frequenta il corso di decorazione pittorica diplomandosi nel 2009 e successivamente al corso triennale di mosaico presso la Scuola Mosaicisti del Friuli.
Viene selezionata per il corso di perfezionamento dove partecipa a varie manifestazioni come il “Terzo simposio a mosaico” a Lignano Pineta, mostre espositive della scuola come: Fiera dell’artigianato a Milano, stage ed esposizione a Chaumount in Francia, a San Gallo in Svizzera e lo stage con cinque artisti coreani.
Nel settembre 2013 presso l’atelier WorkingART di Trieste tiene la sua prima mostra personale, mentre ad aprile 2014 vengono ospitate le sue opere presso la sala da tè e pasticceria Ginger, visibili ancora oggi.
La sua propensione artistica la spinge a partecipare con delle fotografie elaborate alla sezione PhotoCards di Artefatto dove viene selezionata tra i vincitori nel 2013 e nel 2014.
Perchè hai scelto l’Istituto d’Arte?
Per me è stato semplice. Non ho mai pensato che avrei fatto altre scuole, mi è sempre piaciuto disegnare, il mio istinto mi ha detto che avrei dovuto fare quello, sai, sono una persona che difficilmente riesce a fare quello che non le piace.
E la passione per il mosaico quando è nata?
È venuta strada facendo. Il quinto anno di scuola l’insegnante di decorazione pittorica ha proposto a me e ad altri miei compagni di andare a visitare la scuola di mosaico di Spilimbergo; mi ha dato un sacchetto con dei vetrini e mi ha detto che secondo lei mi sarebbe piaciuta l’esperienza essendo una persona molto precisa e paziente, per il mosaico sono fondamentali queste caratteristiche; ed è stato così, sono rimasta subito affascinata dalla scuola.
Cosa ti ha spinto, successivamente, ad iscriverti?
Con il tempo mi sono resa conto che non sapevo disegnare così bene, è una cosa che pochi sanno fare, e per il mosaico non è fondamentale; è più importante l’idea e il mosaico mi ha dato la possibilitò di scoprire che ho altre qualità e mi ha dato modo di capire cosa volevo fare “da grande”.
Come nasce un tuo mosaico? Qual’è il processo creativo?
Tante volte le idee per le opere mi vengono per caso, sento una frase, vedo un’immagine e poi la devo realizzare. È un misto fra razionalità e intuito. Alcune volte le idee mi vengono leggendo bandi di concorso, anche se poi non vi partecipo.
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A scuola dovevi seguire dei temi ben definiti?
Si, esatto, i temi li sceglievano gli insegnanti e noi li sviluppavamo. Una volta ho dovuto interpretare un’opera di un pittore, Boldrini, e trasformare un suo dipinto in un mosaico, se ci pensi in fondo il mosaico non è altro che una pittura di pietra permanente. Prima ho scelto il dipinto, l’ho ridisegnato e poi ho fatto lo studio degli andamenti. Il quarto anno abbiamo collaborato con cinque artisti coreani i quali hanno messo a disposizione dei loro bozzetti, per esempio abbiamo riprodotto in mosaico la fotografia in bianco e nero di un fotografo.
Cos’è lo studio degli andamenti?
In pratica sulla carta trasparente posta sopra il disegno devi scomporre il quadro disegnando le tessere con la dimensione, il verso e la forma in cui poi dividerai il colore. Bisogna dividere le cromie per creare le sfumature, le sfumature che poi creeranno la tridimensionalità.
Che stili ci sono nel mosaico?
C’è quello romano in cui le tessere sono dei quadrati della stressa dimensione; è molto difficile, perché se le tessere non sono precise il quadrato non combacia. Lo stile romano si studia per tutto il primo anno di scuola per prendere confidenza con i materiali e il taglio preciso della martellina. Il secondo anno si affronta la composizione bizantina dove si sviluppano diversi andamenti e dimensioni, secondo la tradizione i soggetti sono prevalentemente di naturalismo antico e raffigurazioni sacre dove si introducono ori e vetri.
Alla fine del secondo e proseguendo per tutto il terzo anno ci si esercita con il mosaico contemporaneo dove ci si concentra sul ricreare il volume dell’immagine scelta. Successivamente si passa alla sperimentazione personale di altezze, cromie, inclusioni, tagli molto soggettivi cercando di creare una tecnica o stile individuale.
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Che tecniche ci sono per fare un mosaico?
C’è la tecnica diretta che consiste nel tagliare la tessera e intingerla nel cemento, non nella colla, e poi posizionarla nell’opera. Un’altra tecnica è quella a rovescio su carta e funziona così: dopo aver tagliato la tessera si usa una colla provvisoria, detta colla di farina, per la faccia della tessera che poi si vedrà e finite di posizionare tutte le tessere nel disegno degli andamenti bisogna girarlo e posizionarlo in una base di cemento. Questa tecnica è stata inventata alla fine dell’Ottocento, è una tecnica che crea un effetto liscio e lucido e veniva usata spesso per i tavolini. I Romani e Bizantini lavoravano sul posto quindi utilizzavano la tecnica diretta invece dal 1880 la tecnica del mosaico ha avuto un’esplosione, sono nati dei laboratori per la realizzazione dei mosaici che venivano utilizzati sopratutto per i pavimenti e le pareti. In quel periodo gli architetti cominciarono ad introdurlo come elemento decorativo nei grandi edifici. Dal 1880 ad oggi ci sono stati dei passaggi graduali nello sviluppo di questa tecnica e molti artisti hanno cominciato a sperimentare vari materiale, materiali nuovi. È stato introdotto l’uso del cemento con il quale puoi decidere quanto far “affondare” la tessera.
Di che materiale sono le tessere?
I romani usavano tessere di marmo; i Bizantini introducono, nelle loro composizioni, l’oro e il vetro. Le tessere sono formate da pasta vitrea o smalti, sono ossidi che vengono mescolati a polveri di vetro e altri agenti chimici, viene creata una miscela che messa nel forno si solidifica formando quelle che noi chiamiamo “pizze” che sono dei pezzi più o meno grandi di questo materiale che poi verrà tagliato della dimensione delle tessere. Di solito ti insegnano a non mescolare mai i vari tipi di materiali ma nei miei lavori a me piace mettere insieme e mescolarli, il naturale con l’artificiale: vetro, oro, pietra. Per il ritratto di Frida ho utilizzato la pietra per il viso e per il resto ho usato il vetro. E’ stato introdotto anche un altro materiale recentemente: il fimo, che è una plastica colorata. Mi piace molto perchè mi è utile quando faccio dei lavori di piccole dimensioni, come i fiori. Il mosaico è una tecnica in continua evoluzione.
Ti piace la fotografia?
Si. Preferisco, però, il fotoritocco e la rielaborazione di immagini fotografiche. La fotografia mi ha aiutato molto per il progetto di Frida. Ho scelto una foto che mi piaceva, ho selezionato l’inquadratura che mi interessava, ho utilizzato un’applicazione che trasformava la foto in quattro colori (blu, rosso, azzurro e crema). Poi ho realizzato dei fiori in pietra e ne ho inseriti altri finti.
Cosa ti aspetti dal mosaico?
Vorrei farlo conoscere a Trieste e vorrei renderlo accessibile a tutti. Vorrei creare un punto che abbia sia opere fini a se stesse; mosaici artistici, piccoli oggetti con prezzi modici. Gioielli e bijoux.
Serena Bobbo © centoParole Magazine – riproduzione riservata