Trieste va in Messico e poi è il Messico a venire a Trieste. Questa volta per restarci.
È la storia che si ripete come una forma di riscatto per quel fatidico giorno in cui Massimiliano d’Asburgo salpava alla volta del Messico a bordo della Fatal Novara. Nel 1984 il luogo di partenza era la Scuderia di Miramare; 150 anni dopo lo stesso luogo è diventato il simbolo di un nuovo incontro tra Trieste e il Messico che vede, oggi, la mostra “Messico circa 2000” a testimoniare il ponte tra queste due realtà.
Il primo a gettare le ancore nell’arte messicana contemporanea è stato Manolo Cocho al Museo Carrà di Muggia nel 2010, oggi il Gruppo 78 guidato da Maria Campitelli espone la mostra d’arte contemporanea più significativa per la storia di Trieste, seguita attentamente dal gallerista messicano Gerardo Traeguez, il collezionista Josè Pinto Mazal, il quale è stato il primissimo grande creatore di tutta la collezione esposta in mostra, raccogliendo negli anni le opere di artisti messicani che, grazie al suo sostanziale aiuto, hanno espresso la loro arte fino a diventare famosi e attivi negli Stati Uniti, in Messico e in Europa.
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Ad accogliere e indirizzare l’iniziativa c’è stata l’insostituibile presenza di Paolo Cervi Kervischer, che nel 2013 è stato chiamato dallo stesso Josè Pinto Mazal ad esporre le sue opere in una cittadina del Messico, assieme a tutto il Gruppo 78, da cui lo stesso Pinto ha scelto le opere di diversi artisti da affiancare a quella di Cervi, che oggi è ancora in terra messicana.
“Sono estasiato dalla meravigliosa mostra che questi 81 artisti sono stati in grado di creare, grazie ovviamente all’aiuto sostanziale di Pinto e Maria Campitelli” dice Cervi Kervischer “ma la cosa che continua a inorgoglirmi di più è la scelta della pittura come forma d’arte, senza nessun tipo di richiamo alle nuove tecniche – video art, performance tecnologiche, ecc. – ma soltanto acrilico, china e olio su tela. Pittura e basta. Quindi la scelta d’espressione più difficile di tutte. Per arrivare alla pittura seria, come è evidente in questi artisti, non si può prescindere dal duro impegno che quest’ultima richiede: è un po’ come imparare a suonare il pianoforte bene, ci vuole tempo, tanto tempo, ci vuole tecnica e ci vuole talento. Tutto quello che la maggior parte dei nuovi aspiranti artisti cerca di ottenere con percorsi brevissimi e con la minor fatica possibile. Mi dispiace, ma con la pittura questo non è possibile. E si vede quando ci si trova davanti a dei capolavori come questi messicani.”
Ogni singola opera ha dei richiami specifici ad una storia vissuta; il concettualismo è alla base dell’arte contemporanea messicana e attraverso l’insieme di questi 81 artisti e delle rispettive 91 opere si ricostruisce un filo quasi narrativo di quella che è la storia degli ultimi trent’anni in Messico, attraverso i brutali contrasti del paese, delle enormi ricchezze in netta contrapposizione alla povertà che dilaga nelle favelas, sui marciapiedi ai bordi delle strade.
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La scelta di Josè Pinto Mazal si può definire alquanto insolita per un grande imprenditore ai vertici della realtà messicana, invece tra tutti è stato proprio lui a scegliere di investire parte dei suoi guadagni e soprattutto la sua umanità per raccogliere più di 2000 opere di giovani artisti con la volontà di voler dar loro un senso. E ci è riuscito.
“Un nuovo mecenate” dichiara Cervi Kervisher “uno dei pochi che avendo la possibilità ha deciso di investire nella bellezza che scorgeva dietro l’arte di questi giovani. E il risultato è grandioso: abbiamo un filo conduttore preciso e coerente per capire quale realtà esiste oggi in Messico”.
La mostra “Messico circa 2000”, grazie al progetto installativo MEX PRO, è stata inaugurata il 14 aprile 2014 e continuerà fino al 15 settembre per proseguire poi verso nuove mete in cui essere installata. Ma resterà in Europa e la prima città europea che probabilmente l’accoglierà sarà Londra.
Ma per Trieste non è finita! MEX PRO ha organizzato anche una seconda esposizione, completamente diversa da “Messico circa 2000”, seppur correlata: una speciale installazione scenografica del grande artista Alejandro Santiago occuperà le strade di Trieste da piazza Unità d’Italia, al Salone degli incanti fino allo stesso parco di Miramare, con ben 2.501 “Migrantes”, statue di terracotta che evocano il dramma della migrazione dei popoli, tema attuale più che mai ai giorni nostri e per lo stesso artista, scomparso pochi mesi fa.
Info. Gruppo78: tel.040567136, cel. 3398640784, mail: info@gruppo78.it, www.gruppo78.it
Francesca Schillaci © centoParole Magazine – riproduzione riservata
(foto: Roberto Srelz)
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